Nietzsche e Galactus
Galan di Taa, meglio noto nell'universo Terra-616 come Galactus, il Divoratore di Mondi, è una delle tante entità cosmiche potenti o persino semi-onnipotenti con cui la Marvel ci ha intrattenuti in un arco di cinquant'anni. Appare per la prima volta sul numero 48 di Fantastic Four Vol. 1*, scritto da Stan Lee e Jack Kirby e disegnato dallo stesso Kirby. Galactus è l'ultimo sopravvissuto di un universo precedente al nostro, e al suo collasso viene salvato dalla Fenice (la cui doppia natura ha a sua volta a che fare con la pseudo-diarchia nietzschiana Apollo/Dioniso, ma se ne discosta significativamente perché, in Nietzsche, Apollo si riduce a una maschera di Dioniso), che lo preserva nonostante il Big Bang e gli conferisce - o forse è la sua personalissima odissea a farlo - i poteri cosmici**. Roba che ti distrugge due sistemi planetari con un singolo colpo. La contropartita della sua forza immensa, che non è una scelta, non più di quanto sia una scelta per noi essere capaci di sollevare pesi in base alle nostre specifiche fisiche, e tanto varrebbe chiederci di tagliarci le braccia perché così consumeremmo meno energia, è la Fame che lo attanaglia dall'alba dell'universo, e lo spinge a consumare i mondi fertili in cui incappa.
Galactus è una delle forze primordiali dell'Universo Marvel. La sua dieta ci ricorda la necessità degli invarianti. Galactus deve nutrirsi, anche a costo della vita che sboccia. Ma questa dinamica, per quanto vari supereroi cerchino di affibbiargliene una, non ha una chiara connotazione morale. Galactus è senziente, eppure è innocente, spinto dalla Fame su cui non ha controllo e anzi, nelle sue vesti di Distruttore, preserva l'equilibrio cosmico come contropartita della forza dirompente della vita, a cui è a suo modo primo fedele. In confronto ad altri Archetipi, e.g. Aegis Signora di tutti i dolori e Tenebroso dell'Oscurità Intermedia, che appartengono alla razza degli Dèi Primordiali contro cui Galactus scese in guerra, non è smaccatamente malvagio. Galactus, semplicemente, è, e non si pone molte domande sul proprio essere, tranne quando si tratta di preservare l'equilibrio cosmico. È proprio questo suo per così dire essere al di là del bene e del male per come li intenderemmo, associato alla volontà di potenza di cui, possiamo azzardare con un po' di ingenuità, è avatar marvelliano, ad avvicinarlo alle riflessioni del Nietzsche più maturo.
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Non consiglierei SHIELD: Architetti dell'Infinito. Ma la rivelazione che Galactus è sceso sulla Terra già in tempi antichi, e per di più nella Roma papalina, non è stata da poco. |
Ma che cos'è la volontà di potenza? Ora, molto è stato detto su questo costrutto nietzschiano, mutuato in parte dalla Volontà di Arthur Schopenhauer rivista sotto una luce originale. A scuola abbiamo imparato che la Volontà di Potenza non è la volontà che ricerca il piacere in senso lato (o lasco), e neanche la volontà di sopravvivere*** - come, tirando le somme, potremmo frettolosamente dire di Galactus. È bensì Volontà come forza che muove ogni cosa vivente, Volontà come desiderio mai sazio di autoaffermazione, di autopotenziamento, di autarchia, di vittoria su tutto ciò che è; e ancora una Volontà che voglia solo se stessa, una creatura strabordante che voglia incessantemente, che voglia essere a discapito di ogni cosa, che lotti, che si rinnovi continuamente, che crei instancabilmente (e, Nietzsche non ha dubbi, l'autentica creazione artistica è una delle manifestazioni della Volontà di Potenza), che attualizzi e nutra sempre nuovi valori, svincolati infine dalla moralità di un Dio gesuitico e morente. Ancora, il mondo è atto di una dinamica delle forze che cercano la supremazia, e ogni cosa nel mondo è queste dinamiche: in ciò sta la vera essenza della Volontà di Potenza. Solo l'Oltreuomo, e questo sì lo differenzia dall'uomo, può capire e vivere in una piena Volontà di Potenza, senza pietismo e senza risentimento.
La Volontà di Potenza si colora di note di dominio e sopraffazione. Volere è prima di tutto volere la propria volontà. La necessità sempre sentita è quella del poter-comandare. Dice Nietzsche (Frammenti Postumi):
La mia idea è che ogni corpo specifico aspira ad affermare la sua signoria e ad estendere la sua forza su tutto lo spazio (la sua volontà di potenza), respingendo tutto ciò che si oppone al suo espandersi.
Oppure, altrove (Al di là del bene e del male):
[...] la volontà non è soltanto un insieme di sentire e pensare, ma anche e soprattutto una passione: e proprio la passione del comando. Ciò che si chiama "libero arbitrio" è essenzialmente la passione della superiorità rispetto a colui che deve obbedire: "io sono libero, lui deve obbedire".
Galactus apparentemente non è interessato al dominio sugli altri. Nonostante i suoi poteri, al contrario di Skrull, Kree e Shi'ar, non fonda imperi cosmici. Non è punto interessato agli altri, se non a quelle particolari forme di vita che sono i suoi araldi, esseri dagli immensi poteri che egli liberamente crea. Da coloro però pretende fedeltà assoluta, o almeno così era prima di quell'araldo che si chiama il Silver Surfer.
Tuttavia non mi paiono obiezioni valide. Galactus vuole se stesso, crea da se stesso, né si sottomette a giudizi di valore morale. I valori della sua morale sono valori liberamente creati, anche se mai formulati in un sistema filosofico generale. Comunque sia, non tollera che il proprio volere venga contraddetto - esercita in questo modo il comando, la violenza sugli altri, la padronanza assoluta; tutti aspetti della Volontà di Potenza. La sua Fame lo comanda, sì, ma è sua, e non si può dir diversamente di nessun essere che finga di essere un "io", e al massimo è un "sé" (ivi):
Un uomo che vuole, comanda a qualcosa in sé che obbedisce o di cui egli crede che obbedisca. Ma ora si badi a quella che è la cosa più strana della volontà, di questa cosa così composita, per la quale il popolo ha una sola parola: in quanto noi, nel caso dato, siamo contemporaneamente colui che comanda e colui che obbedisce [...].
Se è carente nel proprio voler-comandare, per come lo interpretiamo noi esseri umani, è solo in quanto, nonostante l'aspetto, non è uomo bensì forza naturale. La sua Volontà di Potenza è volontà di sopraffazione come l'intenderebbe un animale. Ce lo raffigura bene il nostro filologo in Genealogia della morale, sottolineando al contempo l'estraneità della Volontà di Potenza al manicheismo del bene e del male a cui la storia della filosofia ci ha costretti:
Che gli agnelli nutrano avversione per i grandi uccelli rapaci, è un fatto che non sorprende: solo che non v'è in ciò alcun motivo per rimproverare ai grandi uccelli rapaci di impadronirsi degli agnellini.
Allo stesso modo un supereroe saggio non dovrebbe rimproverare Galactus, che preda interi pianeti.
Non offenderò l'intelligenza di nessuno paragonando il continuo rinnovarsi del Multiverso, a cui Galactus è sopravvissuto, con la dottrina dell'Eterno Ritorno dell'Identico, giacché ogni nuovo universo marvelliano è diverso dal precedente. Concluderò però facendo notare che all'esistenza di Galactus si oppongono varie forze; forze che, proprio con Nietzsche, potremmo dire del risentimento. Oltre al socraticissimo Silver Surfer (in Socrate il falso filosofo si attualizza il passaggio dal mondo tragico al mondo moderno, giù fino alla codardia e alla cecità dell'uomo post-tragico), ecco il suo primo nemico - nel senso del primo che affronta nei fumetti - Reed Richards, alias Mister Fantastic, che oppone alla sua forza immensa e terribile, per salvare il pianeta, la propria intelligenza. Non ce ne stupiamo: gli uomini del risentimento sono astuti. Così sostiene Nietzsche, sempre in Genealogia della morale:
Una razza di siffatti uomini del ressentiment finirà necessariamente per essere più accorta di qualsiasi razza aristocratica, onorerà altresì l'accortezza in tutt'altra misura [...].
***
Accomunare un filosofo a un personaggio dei fumetti può apparire esercizio gratuito e arbitrario. In parte è così, e mi scuso con gli animi delicati. D'altra parte trovo interessante trovare conferme, dati alla mano, di quanto il pensiero filosofico sia inevitabilmente penetrato nella cultura pop, e soprattutto in quel fecondissimo medium che è il fumetto, e in più il fumetto di supereroi. Le idee dei filosofi, attraverso la mediazione di scrittori e disegnatori consciamente o inconsciamente sensibili al loro filosofeggiare, ci giungono quindi da luoghi impensati.
Direi di aver messo abbastanza carne al fuoco. Nietzsche è filosofo dinamico, che non ha paura di contraddirsi, ed estremamente criptico; spero di non averlo frainteso più della maggior parte delle persone che lo hanno frequentato. L'ho letto e ho letto, per orientarmi nella sua lettura, alcune pagine che di lui ha scritto il Prof. Tommaso Tuppini, che insegna Filosofia Teoretica all'Università di Verona. Naturalmente a me, e non a lui, vanno imputati gli errori che immancabilmente ostenterà questo testo.
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POST SCRIPTUM: Pubblicato questo articolo, mi è stato fatto notare che di Nietzsche non avevo capito assolutamente nulla, il che è forse vero, ma è certo che colui che me lo ha fatto notare non ha capito nulla di quanto ho scritto io. Vorrei riassumere lo scambio di osservazioni che ne è seguito, casomai qualche altro lettore avesse gli stessi dubbi; e insomma mi scuso se sono riuscito troppo ambiguo.
Innanzitutto questa persona mi ha spiegato che non Nietzsche, ma sua sorella e, in seguito, i nazisti hanno voluto fornire una giustificazione allo sterminio di massa, o se vogliamo alla distruzione di mondi (tra l'altro, che splendida immagine per descrivere Nietzsche, il Distruttore di Mondi!) che tiene occupato Galactus. Ma allora questa persona credeva che la mia tesi fosse che la filosofia di Nietzsche prefigurasse Galactus, e che quindi, per cogliere il mio pensiero, avrebbe potuto interpretare la prima attraverso il secondo; il che è assai buffo, crederlo cioè, e di certo poco rigoroso(!). Ciò che io ho affermato, al massimo, è che nella dialettica che vede opporsi Galactus ai campioni della Terra, in particolare Reed Richards, ho visto la stessa dialettica che oppone l'Oltreuomo agli uomini del ressentiment, ai vari Socrate, per tutta una serie di paralleli, che però non sono totalizzanti. Certo non intendo chissà cosa: è giusto un gioco che faccio sul blog. Ancora: non dico che essere Oltreuomo significhi essere Galactus, ma che Galactus è un'immagine possibile dell'Oltreuomo, un'immagine che può sì aiutarci ad arrivare al concetto di Oltreuomo ma che poi, come una scala dopo che abbiamo superato un muro, possiamo abbandonare, perché non ha più un valore in sé (l'analogia è di Wittgenstein).
Il mio interlocutore sosteneva poi che Galactus creatura dev'essere mantenuta in un'orizzonte per dir così zoologico, e non filosofico: come un leone che mangia una zebra, non c'è significato nel suo comportarsi. Ma, a parte che anche io ho posto Galactus dentro un orizzonte zoologico, proprio Nietzsche attinge a piene mani dal mondo della zoologia, sia quando è alla ricerca di esempi sia quando fornisce dimostrazioni. Prova ne è, dicevo, che la stessa immagine del leone, che doveva confutarmi, la usa il nostro nello Zarathustra.
"Non bisogna confondere le metafore con la realtà" ha ribattuto l'altro. "Il leone che dice Nietzsche non è il leone che dico io". A parte il fatto che non l'ho mai sostenuto, ma se diciamo che il leone di Nietzsche non è reale, allo stesso modo dovremmo dire che neppure Galactus lo è, ma al più è un'immagine, anche se non filosofica comunque narrativa. E che neppure il leone del mio interlocutore è leone reale, ma che lo usa per dirmi qualcosa. Insomma, da un punto di vista semiotico lui ha usato l'immagine del leone per significare una cosa, Nietzsche la usava per significarne un'altra, e la sua è imparentata con la prima; io infine uso Galactus per significarne un'altra ancora, e spero sia imparentata con le immagini che usa Nietzsche, altrimenti del mio articolo dovrei buttare tutto. Noi non parliamo delle cose-in-sé: non stiamo facendo ontologia ma ermeneutica. Parliamo insomma della parentela tra le immagini.
Il mio interlocutore, che è preparatissimo (conosce bene sia Nietzsche che Galactus, afferma sin dall'inizio, e su uno dei due è certo che abbia ragione, sull'altro gli concedo un buon ricordo del Liceo), accantona la questione della zoologia e passa ad altro, ricordando - giusto, giustissimo - che l'al di là del bene e del male nietzschiano non è un "ignora ciò che è bene e ciò che è male e fai ciò che vuoi"; è un invito anzi a crearsi nuovi valori, e cioè un superamento (questo lo dico io, cioè lo dicono i filosofi che studiano Nietzsche, ma di certo lo intendeva anche il mio interlocutore) di quel nichilismo che troppo spesso, ignorantemente, gli si accusa di aver professato. Il suo punto è che, nel mio articolo, questo passaggio non è chiaro. Non gli risponderò che ho specificato che la morale a cui mi riferisco, e a cui Galactus è indifferente, è cristiana e pietistica - dal che un fine conoscitore di Nietzsche par lui avrà tratto tutte le sue conclusioni, e allora non so perché mi accusi di errore, quando al massimo poteva accusarmi di incompletezza (ma questo non è un articolo riassuntivo del pensiero di Nietzsche, quindi non avevo obblighi in tal senso). Sia pure: cosa cambia, mi chiedo, della tesi?
Innanzitutto questa persona mi ha spiegato che non Nietzsche, ma sua sorella e, in seguito, i nazisti hanno voluto fornire una giustificazione allo sterminio di massa, o se vogliamo alla distruzione di mondi (tra l'altro, che splendida immagine per descrivere Nietzsche, il Distruttore di Mondi!) che tiene occupato Galactus. Ma allora questa persona credeva che la mia tesi fosse che la filosofia di Nietzsche prefigurasse Galactus, e che quindi, per cogliere il mio pensiero, avrebbe potuto interpretare la prima attraverso il secondo; il che è assai buffo, crederlo cioè, e di certo poco rigoroso(!). Ciò che io ho affermato, al massimo, è che nella dialettica che vede opporsi Galactus ai campioni della Terra, in particolare Reed Richards, ho visto la stessa dialettica che oppone l'Oltreuomo agli uomini del ressentiment, ai vari Socrate, per tutta una serie di paralleli, che però non sono totalizzanti. Certo non intendo chissà cosa: è giusto un gioco che faccio sul blog. Ancora: non dico che essere Oltreuomo significhi essere Galactus, ma che Galactus è un'immagine possibile dell'Oltreuomo, un'immagine che può sì aiutarci ad arrivare al concetto di Oltreuomo ma che poi, come una scala dopo che abbiamo superato un muro, possiamo abbandonare, perché non ha più un valore in sé (l'analogia è di Wittgenstein).
Il mio interlocutore sosteneva poi che Galactus creatura dev'essere mantenuta in un'orizzonte per dir così zoologico, e non filosofico: come un leone che mangia una zebra, non c'è significato nel suo comportarsi. Ma, a parte che anche io ho posto Galactus dentro un orizzonte zoologico, proprio Nietzsche attinge a piene mani dal mondo della zoologia, sia quando è alla ricerca di esempi sia quando fornisce dimostrazioni. Prova ne è, dicevo, che la stessa immagine del leone, che doveva confutarmi, la usa il nostro nello Zarathustra.
"Non bisogna confondere le metafore con la realtà" ha ribattuto l'altro. "Il leone che dice Nietzsche non è il leone che dico io". A parte il fatto che non l'ho mai sostenuto, ma se diciamo che il leone di Nietzsche non è reale, allo stesso modo dovremmo dire che neppure Galactus lo è, ma al più è un'immagine, anche se non filosofica comunque narrativa. E che neppure il leone del mio interlocutore è leone reale, ma che lo usa per dirmi qualcosa. Insomma, da un punto di vista semiotico lui ha usato l'immagine del leone per significare una cosa, Nietzsche la usava per significarne un'altra, e la sua è imparentata con la prima; io infine uso Galactus per significarne un'altra ancora, e spero sia imparentata con le immagini che usa Nietzsche, altrimenti del mio articolo dovrei buttare tutto. Noi non parliamo delle cose-in-sé: non stiamo facendo ontologia ma ermeneutica. Parliamo insomma della parentela tra le immagini.
Il mio interlocutore, che è preparatissimo (conosce bene sia Nietzsche che Galactus, afferma sin dall'inizio, e su uno dei due è certo che abbia ragione, sull'altro gli concedo un buon ricordo del Liceo), accantona la questione della zoologia e passa ad altro, ricordando - giusto, giustissimo - che l'al di là del bene e del male nietzschiano non è un "ignora ciò che è bene e ciò che è male e fai ciò che vuoi"; è un invito anzi a crearsi nuovi valori, e cioè un superamento (questo lo dico io, cioè lo dicono i filosofi che studiano Nietzsche, ma di certo lo intendeva anche il mio interlocutore) di quel nichilismo che troppo spesso, ignorantemente, gli si accusa di aver professato. Il suo punto è che, nel mio articolo, questo passaggio non è chiaro. Non gli risponderò che ho specificato che la morale a cui mi riferisco, e a cui Galactus è indifferente, è cristiana e pietistica - dal che un fine conoscitore di Nietzsche par lui avrà tratto tutte le sue conclusioni, e allora non so perché mi accusi di errore, quando al massimo poteva accusarmi di incompletezza (ma questo non è un articolo riassuntivo del pensiero di Nietzsche, quindi non avevo obblighi in tal senso). Sia pure: cosa cambia, mi chiedo, della tesi?
* Ed è per questo molto più giovane dell'Osservatore, di cui abbiamo parlato qui in relazione ad Aristotele, e se vi siete persi l'articolo correte a leggerlo.
**Secondo altre esegesi marvelliane, la sesta entità nota come Infinito si fuse con Galan, salvandolo dal periodico rinnovarsi del Multiverso e trasformandolo in Galactus. D'altra parte è difficile dare un ruolo esatto a Fenice, e forse i vari Infinito ed Eternità che nascono a ogni ribaltamento dell'universo sono sue emanazioni. Concilieremmo in tal modo le distanti versioni del mito.
*** Benché essa ne faccia senz'altro parte: "Qualcosa di vivente vuole soprattutto scatenare la sua forza - la vita stessa è volontà di potenza - l'autoconservazione è solo una delle conseguenze indirette e più frequenti di ciò" (Al di là del bene e del male).
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