Due città invisibili

Questi sono i profili delle città che più mi colpirono quando lessi per la prima volta Le città invisibili. Fatalmente, sono anche i primi due. Sia che Calvino volesse conquistare subito il suo lettore, sia che a colpirmi fosse la novità dell'opera; sia come sia, insomma, le trascrivo qui di seguito (come sapete, sono tutte molto brevi) per condividerle con voi.


LA CITTÀ E LA MEMORIA (1)
Partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l'uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina su una torre. Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate s'accorciano e le lampade multicolori s'accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donne grida: uh!, gli viene da invidiare quelli che ora pensano d'aver già vissuto una sera uguale a questa e d'esser stati quella volta felici.


LA CITTÀ E LA MEMORIA (2)
All'uomo che cavalca lungamente per terreni selvatici viene desiderio d'una città. Finalmente giunge a Isidora, città dove i palazzi hanno scale a chiocciola incrostate di chiocciole marine, dove si fabbricano a regola d'arte cannocchiali e violini, dove quando il forestiero è incerto tra due donne ne incontra sempre una terza, dove le lotte dei galli degenerano in risse sanguinose tra gli scommettitori. A tutte queste cose egli pensava quando desiderava una città. Isidora è dunque la città dei suoi sogni: con una differenza. La città sognata conteneva lui giovane; a Isidora arriva in tarda età. Nella piazza c'è il muretto dei vecchi che guardano passare la gioventù; lui è seduto in fila con loro. I desideri sono già ricordi.



Ci sono altre tre o quattro città che salverei, nel libro di Calvino: non di più. Per leggere la mia recensione per esteso, visitate il mio profilo Instagram

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