Cosa significa essere colti
Il professor Claudio Paolucci, in un libro su Umberto Eco edito poco dopo la sua morte, scrive:
Ricordo come fosse adesso quel giorno del 1995, a lezione di Semiotica, in cui [Eco] disse che "essere colti non vuol dire sapere quando è nato Napoleone, ma sapere in trenta secondi dove andarselo a cercare". Ovviamente, per sapere cosa ha detto ad esempio Kant sulle idee della ragione, potrei metterci più di trenta secondi, ma in un tempo relativamente breve recupererei quell'informazione qualora non me la dovessi ricordare. Al contrario, impiegherei un tempo relativamente troppo lungo per la mia vita se dovessi acquisire le conoscenze che servono per costruire un ponte sullo stretto che sto attraversando mentre scrivo. [...] Da qui l'enorme biblioteca che aveva [...]. Il libro era lo strumento di lavoro che serviva proprio a colmare quella mancanza di erudizione che tutti gli studiosi hanno. Umberto Eco compreso. Le cose si imparano, ma poi si dimenticano. Quello che non si dimentica mai è come ritrovare quell'informazione, come sapersi muovere nello spazio aperto della cultura.
Ci sono d'altra parte molti campi, quasi tutti, su cui io non sono colto. Uno tra tanti: non sono colto in medicina. Per questo non sono in grado di valutare direttamente i dati dei vaccini, sapere o meno se sono falsi o comunque se servono a depistarci - al massimo posso valutare il livello di onestà del giornalista che ne parla male, basandomi su indizi semantici o storici, alla periferia del problema. Per il resto devo affidarmi a chi è colto.
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