La Festa della Liberazione divide. Grazie a Dio

Prima del COVID, ogni 25 aprile andavo alla manifestazione, in centro città, per la commemorazione della Resistenza e per i festeggiamenti della Liberazione. Ci andavo con due mie vicine di casa che, da ragazze, avevano collaborato con i partigiani, e che dopo la Guerra si erano fortemente schierate con i partiti di sinistra. Oggi quelle due mie vicine sono morte. Una di loro è morta una settimana fa, in casa di riposo. 

Si fa un gran parlare - i partiti di destra, capifila la Meloni e Salvini, che ogni anno cerca una nuova scusa per allontanarsi dal 25 aprile senza dover ammettere che lo fa perché metà del suo elettorato è fascista o abbastanza anticomunista che come alternativa il fascismo lo preferirebbe - del fatto che il 25 aprile sia una festa divisiva per l'Italia. Non è una riflessione recente, tant'è che mi ricordo di essermi spesso posto la domanda da cui queste persone, sembra, svicolano sempre. Divisiva, divisivissima, essì. Perché? Ma lo si sa perché, non vale la pena ripeterlo. Colpa dei comunisti. Divisivissima. Dividere significa creare, dall'uno, almeno due parti, se non di più. Quindi chi è che divide la Liberazione?

Perché non è mica vero che la guerra partigiana era una guerra della destra contro la sinistra. I partigiani sono stati di tutti i credi politici. Dalle Brigate Garibaldine, i "rossi", per la maggior parte comunisti, ai Badogliani, gli "azzurri" (questa differenza cromatica l'avevo letta da ragazzo in Fenoglio, e m'è rimasta), per la maggior parte fortemente ANTIcomunisti: tutti erano uniti nella convinzione che il fascismo fosse un male da eradicare. E in più la Liberazione è stata la Liberazione da un'occupazione straniera che ballava sul confine tra il de facto e il de iure: quella dei nazisti e dei collaborazionisti fascisti loro governo fantoccio. Quindi non si capisce perché la destra dovrebbe arrabbiarsi se festeggiamo quando abbiamo vinto la guerra*, loro sempre pronti col pugno di ferro, e preferirebbero invece festeggiare quando abbiamo vinto quella precedente.

Naturalmente non tutti tutti i credi politici erano rappresentati nelle milizie partigiane. I fascisti, ad esempio, non erano rappresentati. Non ci vuole molto a capire chi è che divide davvero il 25 aprile: i fascisti (e le persone che i fascisti riescono a ingannare con le loro fandonie) dagli antifascisti. In un Paese in cui ormai è normale per un politico dichiarare le proprie simpatie per il ventennio, in cui è più grave imbrattare la statua di uno stupratore filofascista che dichiararsi neofascisti, di questo non dobbiamo stupirci. Quello che a me infastidisce è in effetti l'ipocrisia. Lo si dica, ai telegiornali, lo si dica nelle interviste e nei comizi. Non c'entra essere di destra o di sinistra, non c'entra il dato storico (che in effetti continuano a negare, e preferirebbero che fosse riscritto come piace a loro): non vogliono il 25 aprile perché sono fascisti, o perché vogliono banchettare coi voti dei fascisti; perché approvano la dittatura, approvano le leggi razziali, approvano la violenza, l'antidemocrazia, approvano ogni cosa, in linea teorica o in pratica; oppure non approvano niente, né il fascismo né l'antifascismo, e l'unica cosa che approvano sono i mezzi per raccogliere consensi. Allora è naturale che l'antifascismo diventi il nemico, che lo si discrediti, che si cerchi di portarlo lontano dalle menti degli italiani, che si mandi il messaggio che il 25 aprile non lo si debba più festeggiare.



LA GUERRA CIVILE

L'unico motivo, al di là del fascismo, per cui capisco che la Liberazione potrebbe essere una festa divisiva, è questo. Dopo l'Armistizio l'Italia è precipitata in una Guerra Civile. Le guerre civili sono le più violente, perché sono le più personali. Le ferite che aprono non guariscono facilmente. In molte famiglie ci sono stati morti per mano partigiana. Ci sono state azioni partigiane che hanno lasciato delle cicatrici, innegabili seppur minuscole rispetto agli eccidi nazifascisti, e a volte, negli eccessi post-25 aprile, i conti, ahimè, non venivano chiusi solo coi più fascisti. Se mio fratello viene ammazzato dai partigiani, se mio padre viene ammazzato dai partigiani, anche se era la camicia nera più violenta del paese, io inventerò mille motivi razionali per condannare i partigiani, oltre a quell'unico emotivo che è rilevante nella mia situazione. Ma quasi 80 anni dopo la liberazione, attaccarsi ancora a queste beghe di famiglia, senza riconoscere le innegabili colpe del fascismo, e difenderlo perché "Anche i partigiani, guardi..." è sciocco e infantile. Entrambi terreni fertili per il neofascismo. 

Tra l'altro, la Liberazione è anche festa di quando la Guerra Civile, in Italia, è finita. Solo che non è finita come la Meloni avrebbe voluto (o come vuole farci credere che avrebbe voluto. C'è da chiedersi se il gioco politico non prescinda del tutto dalle idee dei politici, ormai, e sia piuttosto solo una ricerca del potere in quanto fine, e allora facciano credere qualunque cosa convinca l'elettorato a votare loro e non gli altri). 

Quindi sì, grazie a Dio la Festa della Liberazione divide. Così vediamo chiaramente che c'è ancora chi sta saldamente dall'altra parte.


DESTRA VS. SINISTRA

Fingere che la Liberazione sia una festa comunista, con cantilene comuniste (Bella Ciao è semmai una canzone in difesa della patria) e durante la quale la sinistra sfida l'unità nazionale è una tale vigliaccata, un inganno di tale portata nei confronti degli elettori di destra che in buona fede vi credono... Un tentativo sì, della Meloni e degli altri, di spaccare l'unità nazionale del Paese per ottenere qualche voto in più: perché non c'è nulla che polarizzi come l'idea di avere un nemico, una sinistra mostruosamente partigiana che vuole colonizzare le nostre menti di bravi cittadini italiani e farci dimenticare l'inferno che loro, ai tempi, ci volevano imporre, e ora fingono che non sia così.

Le uniche forze divisive del 25 aprile sono i politici che continuano a dirci che il 25 aprile è divisivo. Lo fanno per calcolo, per ingrassare con lo stato di assedio che loro stessi hanno creato, con la necessità umana di compattarci attorno a un leader appena ci sentiamo attaccati dal nemico. Non lasciamoci ingannare. Riconquistiamo lo spirito dei primi 25 aprile, prima della Guerra Fredda, prima del crollo della Prima Repubblica che era formata dai partiti che la Resistenza l'avevano fatta. Ricordiamoci che la Resistenza è sopra i partiti: è l'odio comune verso i dittatori sanguinari, che qui in Italia si chiamavano Fascisti, e non Comunisti. 





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* L'Italia la Guerra Mondiale l'ha persa; ma gli antifascisti di tutto il mondo l'hanno vinta, ed è da quella vittoria che è nata l'Italia repubblicana, che ci piaccia o no.

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