Abbattere statue, costruire statue

Sembra che il tema caldo di questo periodo (ed è la prima volta, a memoria di blog, che pubblico un argomento caldo) sia cosa si debba fare delle statue di coloro che, per un motivo o per l'altro, pensiamo non ci rappresentino più. 
I movimenti più progressisti, ispirati dal Black lives matter americano, vorrebbero eliminare anche in Europa le statue di persone che hanno tenuto, nel corso della loro vita, un comportamento contrario all'etica e alla morale correnti. Per questo articolo mi concentrerò sul caso italiano, quello che ruota attorno alla statua di Indro Montanelli di Milano, perché ho sicuramente più materiale su cui lavorare; ma si potrà facilmente generalizzarlo a tutti i casi. 
Chi vorrebbe eliminare la statua lo fa perché, durante la guerra in Etiopia, Montanelli ancora ventenne comprò una bimba di dodici anni e, a meno che noi accettiamo in cuor nostro che sia al più tardi a dodici anni l'età del consenso per le donne etiopi, la violentò ripetutamente con la scusa che fosse sua moglie. A questo fatto se ne accompagna un altro: che per tutta la vita Montanelli rivendicò con un certo compiacimento quest'avventura, rispondendo a chi gli faceva notare lo sbaglio con un "A quei tempi si usava così".
Io non ho un pensiero preciso riguardo questa querelle. Una parte di me, quella che è appassionata di storia e di cultura, tende a guardare con sospetto chi vuole demolire monumenti. Ma un'altra, che sta alzando sempre più la voce, capisce molto bene le istanze dei Sentinelli e di tutti gli altri che vorrebbero eliminare la statua. 


Penso agli americani. A certe comunità che vivono negli USA meridionali, e ancora oggi idolatrano i loro eroi della Guerra Civile (che noi chiamiamo Guerra di Secessione), che se ne vanno in giro con la bandiera confederata in macchina e addobbano casa con quadri del Generale Robert E. Lee e del Presidente Jefferson Davis. A me sono sempre parsi grotteschi, e sapere che esistono statue negli USA che celebrano Lee e Davis e gli altri mi ha fatto spesso storcere la bocca. Ma è facile per noi vedere quanto il loro atteggiamento sia sbagliato, perché lo guardiamo dall'esterno. Per loro Lee, Davis e gli altri sono eroi che hanno combattuto per il proprio stile di vita e per la libertà americana (la libertà delle classi dominanti, perlomeno... e non ignoro la questione costituzionaria della Guerre di Secessione, sia chiaro); per noi, invece, per quanto possano essere stati grandi generali e grandi statisti, sono soprattutto persone che si sono trovate a difendere la schiavitù manu militari, e che hanno lasciato ai loro discendenti un'eredità di elitismo e segregazione razziale che a tutt'oggi si fatica a superare. 
Penso a loro e all'improvviso guardo con più simpatia ai movimenti che vorrebbero abbattere le loro statue. E che differenza c'è, allora, tra statua e statua?

Poi penso alla distruzione dei reperti archeologici che lo Stato Islamico compie a est di qui. Il mio cuore si riempie di disgusto. E, infatti, tanti di quelli che vogliono difendere le statue hanno fatto notare "Perché allora non abbattere anche il Colosseo, dato che un tempo ci morivano gli schiavi?" Ecco, a riprova che con l'analogia si può dimostrare tutto, vorrei rispondere a questi tanto bene intenzionati difensori dello status quo.
Le differenze tra un monumento antico e la statua di Indro Montanelli sono tante che io dubito le due cose possano davvero rientrare nella stessa categoria. Indro Montanelli non è vissuto ai tempi della dinastia dei Flavi: la sua storia di giornalista integerrimo e di stupratore di bambine fa parte integrante della storia dello Stato Italiano, della nostra Italia. Inoltre, una statua ha l'unica funzione di celebrare la persona che rappresenta, laddove un monumento storico ha un valore culturale affatto diverso. Non credo inoltre che le statue di cui parliamo abbiano un valore intrinsecamente artistico, ma correggetemi se sbaglio, perché di questo non mi intendo. Quindi, se erigere una statua significa celebrare un uomo, rimuoverla significa riconoscere il fatto che, per gli standard (forse) mutati, egli ha commesso un crimine, e non è più degno della nostra celebrazione. Tutto qui*.
Chi afferma che lo celebriamo per altri motivi, il suo credo di giornalismo indipendente dal potere in primis, ha le sue buone ragioni (non voglio fare paragoni troppo facili e, alla fine, poco corretti, con altre persone "che hanno fatto anche cose buone"): ma allora, mi chiedo, un crimine odioso come lo stupro di una bambina ad opera di un soldato invasore va perdonato perché, al di fuori del contesto di guerra, quel soldato ha sempre avuto una morale integerrima? Non sto facendo della retorica: è una domanda che vi pongo a cuore aperto, e su cui mi piacerebbe leggere i vostri pareri.

C'è anche l'intellettualoide di turno chi si riempie la bocca affermando che "Bisogna osservare i fatti nel loro contesto storico". Ed è vero, da un punto di vista: sicuramente con le opere d'arte e lo studio della storia bisogna fare così. Ma qui parliamo di qualcos'altro: la celebrazione di un uomo, e possiamo concordare (almeno, io concordo) con il relativismo etico solo fino a un certo punto. Poteva essere, non dico giustificabile, ma forse comprensibile il Montanelli ventenne che, soldato, stupra una bambina; lo è molto meno il Montanelli che quarant'anni dopo non riconosce che il suo comportamento fu criminoso. Noi italiani vogliamo davvero chiudere un occhio sullo stupro razziale in tempo di guerra con l'argomento "all'epoca si faceva così?"

L'atto di rimuovere una statua non è una censura del passato; né è un attacco agli eroi della nostra patria. Significa riconoscere un mutamento nell'etica e smettere di celebrare chi, ai nostri occhi, ha commesso un crimine odioso. Non è diverso dalla rimozione delle statue di criminali che avviene durante ogni rivoluzione (si spera in meglio). Ogni sistema tende all'omeostasi, ed è quindi naturale che tante persone, sicuramente bene intenzionate, condannino con fin troppa facilità i movimenti di abbattimento di statue, e deridano e disprezzino il popolino arrabbiato che vuole "cancellare dalla memoria" Indro Montanelli. E sui social, purtroppo, la guerra in questo senso si fa a colpi di tweet e di meme: che, come ebbi modo di dire quando discutevo delle responsabilità politiche della memesfera, appiattiscono irrimediabilmente il messaggio.
Scrivere cambia chi scrive. Mi accorgo che, alla fine di questo articolo, ho le idee più chiare di quanto non le avessi all'inizio. Eliminare una statua è un messaggio potente quanto erigerla: un messaggio che, in questo momento storico, significa "Siamo cambiati". Forse è giusto mandarlo.



_____
* Ecco che allora - ma questa obiezione ancora non l'ho sentita - si potrebbe dire che la statua non celebra la persona, ma il concetto astratto, o l'avvenimento (nel caso di Cristoforo Colombo, la "scoperta" dell'America... terreno insicuro persino questo). Un argomento valido ma, come ogni semiologo può dire, un simbolo sviluppa sempre più significati di quelli che la singola persona, persino il suo autore, gli attribuisce. Non riesco a fare a meno di pensare che, forse, si potevano trovare altri simboli meno compromessi.

Commenti

Post popolari in questo blog

Avete presente C'era una volta in America?

Che schifo, la tripofobia!

Una difesa dell'Id quo maius