Verità e normativa - Il caso dei negazionisti del Covid

In un articolo di qualche tempo fa, che potete trovare qui, ho commentato un passo della Condizione Postmoderna di Lyotard. Le conclusioni a cui si era giunti è che la verità non è in sé prescrittiva, ma serve a prescrivere, cioè le leggi possono trovare spazio di applicazione, o se vogliamo razionalità, solo in base a un sapere positivo il più possibile esatto. In pratica, non posso mettere lo stipendio minimo a 200 euro al mese se il costo della vita è molto più alto.
Ora vi posto un video qui sotto. Lo ha girato Fanpage e, per quanto io abbia la SPERANZA che sia un po' tendenzioso, non si può negare che perlomeno la manifestazione ci sia stata.

 

Queste persone vorrebbero una normativa che, però, non rispetti la verità dei fatti - che è: esiste il COVID ed è pericoloso. Loro naturalmente ignorano la verità dei fatti, ma ignorano anche di ignorarla. Ecco un bell'esempio di applicabilità delle leggi solo nel campo della verità - anche se, a onor del vero, Lyotard lo intendeva in senso di possibilità più che di utilità, non credo che la seconda accezione lo possa trovare contrariato.


Quindi la verità scientifica - la "dittatura sanitaria" contro cui questi manifestanti... manifestano - dovrebbe essere il contesto per la normativa; cosa che è infatti, nelle intenzioni perlomeno di Conte. Pensare che la retorica del post-truth (che è un termine che non mi piace, perché contiene "truth" e trasmette una brutta idea: preferisco "fake news") ha reso quasi ingestibile il rapporto scienza - mondo non-scientifico. A riprova che l'accesso generalizzato ai dati non crea di per sé conoscenza, soprattutto quando persino i dati sono falsi (come quelli su cui si basano i negazionisti).

Sia detto per inciso, a 08:41 uno degli intervistati dice una cosa molto importante. Quando il giornalista gli chiede quale sia la fonte delle sue informazioni, l'intervistato si difende dicendo che non è mica tenuto a memorizzare il nome dell'autore dell'articolo (l'unico?) che ha letto. Invece sì, è tenuto: perché uno dei fondamenti della scienza (ma loro ce l'hanno con la scienza, la loro è l'anti-scienza populista) è che io possa sempre controllare i dati da cui tu hai tratto le tue conclusioni. Questo perché anche la scienza è sospettosa, ma è sospettosa bene, cioè controlla con intelligenza le cose, non a sentimento. Ogni persona che sostenga qualcosa, a livello scientifico, deve poter produrne le prove; e, non potendo produrne lei (ovviamente non è necessario provare da capo ogni cosa che sia mai stata provata nel corso degli ultimi 3500 anni) basterebbe, nel caso servisse, indicare il documento da cui lo si è dedotto; e via così, se necessario, fino agli inizi della storia. Questo, ripeto, perché gli scienziati sono malfidenti.
I negazionisti invece sono ingenui.


PS: un articolo interessante sulla psicologia dei negazionisti è questo. A proposito di ingenuità che si maschera da intelligenza. A presto, veri credenti!

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