Cosa amiamo della letteratura fantastica
Jacques Bergier, un intellettuale che, col suo Il Mattino dei Maghi, ha avuto una certa influenza sulla mia infanzia e adolescenza, parlando nel suo Elogio del fantastico di "scrittori magici", cioè di scrittori particolarmente virtuosi che si sono impegnati a esplorare i meandri dell'immaginazione, dell'inconoscibile, e ampliando ciò che noi chiamiamo "reale" con la loro fantasia riescono a fotografarlo in maniera più netta; Jacques Bergier, dicevo, dà questa bella spiegazione del perché la letteratura fantastica eserciti un tale glamour su di noi.
Credo che la parola chiave sia il termine tedesco Gestalt. Una Gestalt è una configurazione coerente di sensazioni o idee, che risulta soddisfacente. All'interno di una Gestalt, in poche parole, tutto si tiene in piedi. Tutti vorremmo organizzare il mondo in cui viviamo sotto forma di Gestalt, il che ci renderebbe sereni. Ma scienza e filosofia non ce lo permettono.L'universo di un autore magico genera una Gestalt soddisfacente. Quest'universo può aderire a quello reale, dandone una spiegazione, così come può essere slegato dalla realtà e permettere un'evasione in un cosmo dotato di senso.
Le parole di Bergier risvegliano una certa eco dentro di me. Mi sembra che abbia ragione.
La sensazione di poter fornire una spiegazione, di poter organizzare materiale incomprensibile (quello della realtà) in una forma più conoscibile, anche se non più semplice (quella del fantastico) è in effetti uno dei motivi per cui frequento assiduamente questo tipo di letteratura. Questo però non significa che sostituisco la realtà con un'idea della realtà (cosa che, comunque, siamo obbligati a fare, no?), ma che mi piace indagare, attraverso la visione di particolari scrittori singolarmente dotati, certe porzioni della realtà, ordinate da una mente capace. Chi sosterrebbe che sia una brutta abitudine? Ordinare piccole porzioni di realtà in strutture armoniche, gestaltiche, in cui appaiano proprietà emergenti che non sono proprie delle singole componenti, è quello che fanno, nei loro lavori migliori, ad esempio Neil Gaiman e Ursula Le Guin. Perlomeno è la sensazione che ho io quando li leggo. Voi cosa dite?
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