Biglino non è onesto

Fu un mio amico, ai tempi del tirocinio post laurea, a farmi conoscere Mauro Biglino. Era tanto per ridere. Finimmo per presenziare a una sua conferenza. A livello mediatico, Biglino è famosissimo: è un ex collaboratore delle Edizioni San Paolo, traduttore dall'ebraico biblico, che ha scritto molti libri in cui segnalava certi errori per l'appunto di traduzione (e tradizione) e, soprattutto, di interpretazione della Scrittura. Fin qui è nel campo suo, e io non saprei cosa dirgli... sennonché è proprio la tradizione che permette la traduzione, sopratutto da una lingua morta, anzi mortissima; quindi non so come faccia a sostenere che quel particolare termine non significhi e non possa significare quella parola specifica con cui è sempre stato tradotto, sia dai gentile che dagli ebrei, quando il principale criterio che abbiamo per capirlo è proprio il modo in cui da sempre esso viene tradotto*. Non è l'unico criterio, certo, e spesso rischiamo di proiettare anacronisticamente su un vocabolo un significato che esso ha assunto soltanto dopo, nel tempo (per questo, ripeto, non ho le basi per discutere con Biglino da un punto di vista filologico); ma è un criterio valido la schiacciante maggioranza della volte. Quelle poche volte che uno studioso riesce a ripristinare il significato originale di una parola che è sempre stata fraintesa, o perlomeno - di solito, a memoria mia, la situazione è questa - a ipotizzare un significato alternativo, la risonanza mediatica è sempre vasta.
Biglino è tristemente noto anche per la sua posizione che la Bibbia registri, seminascoste ma neanche troppo, memorie ancestrali di certi alieni, gli elohim, che hanno contribuito alla genoingegneria dell'homo sapiens e che l'hanno governato per lunghissimi anni. Proprio su questo punto vorrei far notare che Biglino si contraddice. Infatti:
1. Molti dei suoi libri e delle sue conferenze iniziano con l'enunciazione di alcuni semplici fatti filologici. Son cose notissime, ma a sentirle la prima volta fanno l'effetto di chissà quale rivelazione. Li riassumo velocissimamente: i libri che compongono il Vecchio Testamento sono stati scritti secoli dopo gli eventi che descrivono; in essi convivono tradizioni diverse; gli autori di uno stesso libro possono essere molti, mai quelli che vengono indicati dalla tradizione, e distanti perlomeno decenni l'uno dall'altro; infine, i vari libri sono stati sicuramente ritoccati nel corso del tempo. Paradigmatico è il caso del Libro di Isaia.
2. Avendo minato la credibilità della Bibbia in questo modo, Biglino passa a interpretarla come fosse un libro storico; anzi, verbatim, come se gli autori avessero fotografato fedelmente ciò che il loro popolo ha vissuto, visto, senza però capirlo, e venendo addirittura fraintesi per questa loro puntualissima cronaca.


Si vede come Biglino non dev'essere molto rigoroso, quando ragiona. Non puoi prima dimostrare - con tutta la forza della verità - che gli autori che hanno scritto il Vecchio Testamento hanno fissato tradizioni orali lontanissime nel tempo, e insomma che il Vecchio Testamento non sia per niente fededegno, e poi passare a credere a ogni cosa che leggi nella Bibbia, anche se aggiustata con un po' di creatività da parte tua. In pratica, ti affidi alla lettera di un testo "storico" (in realtà in gran parte mitologico) che ci hai appena convinto essere stato inquinato in maniera profonda e quasi irrecuperabile. Non si fa mai: i poemi omerici hanno fatti storici registrati nelle loro righe, è ovvio; ma ciò non vuol dire che tutto ciò che ha cantato Omero - si fa per dire - sia vero letteralmente.

Biglino è uomo coltissimo e non può non aver visto l'entimema in questo approccio. Ma è anche vero che ha costruito una fortuna mediatica (e un lavoro) giocando sulla credulità di persone a cui forse la debolezza dell'argomento è sfuggita. Persone che si meravigliano che sia nell'Antico Egitto che nell'America Pre-colombiana si costruissero piramidi




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* Mi spiego. Se qualcuno tentasse di tradurre l'italiano "bocca" partendo dall'etimologia latina, dovrebbe tradurlo "guancia". Il che è assurdo. Primariamente è l'uso del termine che gli conferisce quel particolare significato. Nel caso di una lingua morta, è la tradizione dell'uso che identifica il termine. Chiunque abbia mai aperto un dizionario di una lingua morta ha ben presente quanti significati possa avere un singolo termine: il significato varia a seconda dell'uso che se ne fa, del passaggio tra autori e secoli. Anche nei dizionari dell'uso, o nei dizionari bilingui su lingue moderne, è la stessa cosa, ma forse salta meno all'occhio. Quindi se "Elohim" è usato nel Genesi e in altri libri biblici per indicare "Dio", è quantomeno curioso che Biglino dica che non è mai usato per indicare "Dio". Può essere un'ipotesi più o meno bene argomentata, ma non credo sia molto diffusa tra gli studiosi delle lingue bibliche. Tra l'altro, la stessa desinenza e la stessa parola, usate in contesti diversi, hanno significati diversi, e questo a prescindere dalla lingua: anche un'analisi per loci paralleli acquista un senso solo se applicata con un po' di cognizione.

Commenti

  1. praticamente dovremmo allora accettare che gli angeli salivano al cielo con carri di fuoco e accontentarci di credere che sia solo una fantasia di chi scriveva. Dovremmo accontentarci di accettare che Gesù resuscitava i morti ma non possiamo credere all'esistenza di civiltà più sviluppate. Io ho letto questo articolo e non scalfigge nemmeno un millimetro di ciò che penso. Consiglio di smetterla con questa faccenda dei CREDULONI, perché sinceramente a leggervi non è che neanche voi abbiate argomentazioni valide per contrastare Biglino. Non convincete, mi spiace

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    1. Si possono accettare un sacco di miti come fantasie, mi sembra. Io personalmente non credo neanche che Gesù abbia resuscitato i morti, quindi sono in pace con la mia coscienza. In entrambi i casi (Gesù che resuscita i morti e gli alieni che ci schiavizzano nell'antichità) mancano prove oggettive: se poi uno vuol fare un salto di fede va bene, libero: ma sappia che è esattamente lo stesso sforzo irrazionale che chiede la Chiesa, anche se in direzione diversa

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