Apologia dei cirenaici

Fu Aristippo di Cirene, tra i socratici minori, a fondare quella scuola che dal suo nome venne in seguito definita "cirenaica". Come Socrate egli si interessò meno di fisica e ontologia che di etica: in particolare il rapporto che lega l'uomo e il piacere. Nucleo del suo pensiero era lo star bene: Aristippo non riusciva a comprendere quale misteriosa virtù potesse rendere augurabile l'ascetismo!
Spiega l'enciclopedia Universo, dell'editrice DeAgostini, a pagina 447 del volume terzo:
Cardine della filosofia cirenaica è il rovesciamento di un tipico ideale morale greco e in particolare socratico, quello cioè per cui il possesso del bene dà, esso stesso, la felicità (eudemonismo) ed attrae irresistibilmente, una volta conosciuto, la volontà umana: se il bene attrae, ne conclusero i c., allora tutto ciò che attrae è bene, il quale si identifica quindi con il piacere. 

La filosofia di Aristippo può essere riassunta in soli due aneddoti, forse immaginari, che ci tramanda Diogene Laerzio nelle Vite dei Filosofi. Li riporto.
Aristippo, passeggiando per la città, si imbatté una volta in Diogene di Sinope, il famoso cinico, intento a lavare la sua frugale cena a una fonte pubblica. "Se tu sapessi mangiare la verdura" lo avrebbe apostrofato Diogene "non dovresti adulare i tiranni". Rispose il cirenaico: "Se tu sapessi adulare i tiranni, non dovresti mangiare la verdura".
Ancora, Diogene Laerzio ci racconta che, a quelli che lo accusavano di frequentare un'etera, una delle tante a nome Laide, Aristippo insegnasse: "Non è fonte di vergogna entrare nella sua casa; è vergognoso non saperne uscire". Il cuore della filosofia cirenaica è quindi il possedere senza essere posseduti (écho all'oùc écomai); il vivere al meglio, senza per questo essere schiavi della vita che si conduce.
I cirenaici vengono spesso trascurati nell'esposizione scolastica dei filosofi, e ingiustamente. Essi non posseggono la carica rivoluzionaria dei loro cugini, i cinici; né la fama che seguì i loro figli, gli epicurei. Non fatichiamo a immaginare come la società cristiana, che condannò la ricerca del piacere, abbia anche soffocato gli insegnamenti cirenaici. Ribadiamo quindi che essi non si limitano, e anzi non coincidono, all'arrendevolezza al piacere, bensì alla sua dominazione.

Alla morte di Aristippo la scuola di Cirene passò nelle mani della figlia di lui, Arete, e poi ancora in quelle del nipote Aristippo Metrodidatta; per poi agonizzare, al principio del III secolo a.C., divisa in tre scuole: quella di Anniceri, quella di Egesia Peisithànatos, e quella di Teodoro l'Ateo.
Per quanto riguarda la teoria della conoscenza Aristippo riteneva, come Protagora, che criterio della verità fosse la sensazione. Negava inoltre l'importanza di qualsiasi cosa non fosse il presente: il passato non è più, e il futuro non sappiamo se sarà. Questo, in nuce, il suo pensiero.

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