Stat rosa pristina nomine

Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa, se avesse un altro nome non emanerebbe la stessa fragranza? Be', io dico di no, se si chiamasse "cacca merdina".
Il mio nome è un nome greco che, come la Kether qabbalistica, significa "corona" (più eventuali sinonimi e variazioni sul tema). L'unica cosa che mi abbia mai messo in tasca è che, quando iniziai il Ginnasio, il prof. di storia decise di interrogare me per primo, per sua ammissione attratto da quella nobile onomastica.
I miei genitori non sono classicisti né linguisti, né tantomeno permutatori qabbalistici. Mio papà è elettricista e mia mamma ragioniere. E tuttavia dietro la scelta di un nome si può nascondere molto.


Il post di oggi è speciale per due motivi: uno, perché parlo di me a viva voce (finalmente potrete sentire la mia voce, non vedevate l'ora, semplicemente cliccando il tasto play sulle registrazioni qui sotto. Non vi preoccupate: nessuna, singolarmente, eccede il minuto); due, perché questi messaggi li avevo registrati per mandarli privatamente ai miei amici. Infatti in quel momento stavo ridendo così tanto da non riuscire a scrivere. Spero perciò che perdoniate le mie ripetizioni o le mie eventuali sgrammaticature.
Questa di seguito è la Storia Vera di come io ricevetti il mio nome, presentata in questo agosto di bloggate personali.

Cosa aspettate ancora? PLAY!












Ora, la storia sembra già divertente così com'è, ma ecco che si aggiunge un altro tassello al mio personale mito familiare. Ultimo messaggio:



ERRATA CORRIGE: in effetti, il figlio del vescovo non era il mio bisnonno, ma il mio trisnonno. La notizia la diede una mia prozia, ormai morta, che si era piccata di scoprire da dove originasse la nostra famiglia. Ma non ho mai potuto leggere i suoi appunti, e quindi non posso valutare se le sue conclusioni siano o meno fededegne. La storia comunque mi è rimasta impressa da quando ero bambino, e per me è sempre un piacere raccontarla.

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