Due parole sulla scrittura come arte
Qualche giorno fa, il 22 gennaio, moriva Ursula Kroeber Le Guin. Come qualcuno ha notato prima d'adesso, Ursula ha lasciato più di un corpus di libri, a testimonianza del suo passaggio sulla Terra: ha lasciato una moltitudine di persone che ha amato e assimilato quei libri. Da un certo punto di vista, un po' di lei vive in noi e non morirà mai del tutto. Da un altro punto di vista, invece, più prosaico e senz'altro più vero, Ursula è morta il 22 gennaio 2018 e con lei sono scomparse la sua intelligenza, la sua saggezza, la sua capacità di usare le parole per creare mondi. Scusate invece se le mie sono imprecise: la commozione è ancora forte.
Qui aggiungo il video della sua premiazione al National Book Award. A presentarla c'è Neil Gaiman, un altro dei miei scrittori preferiti. Se non è una bella accoppiata.
Ora, la cosa che più mi ha sorpreso quando ho scoperto della morte della Le Guin, e ho iniziato a leggere tutti gli articoli in merito*, è che, a dispetto dei miei sentimenti personali (e che il mondo ignori i miei sentimenti personali è per me fonte di sorpresa e grandissima frustrazione), Ursula non è stata una scrittrice universalmente amata. Certo, tutti riconoscono la sua influenza nel mondo del fantastico moderno, ma una buona metà delle persone che ho letto ha trovato i suoi libri maggiori deludenti o, persino, infantili. Che non si possa ammirare con tutte le proprie forze Il Mago (A wizard of Earthsea), che secondo me è il più bel fantasy mai scritto; o addirittura che si possa trovare noioso I reietti dell'altro pianeta, che con ogni probabilità è il mio libro preferito, non riesco neanche a immaginarlo. Al contrario queste persone sembrano apprezzare di più i primi lavori della Le Guin, quelli che appartengono a una fantascienza più spiccatamente pulp (una degnissima fantascienza pulp, certo), come Il mondo di Rocannon o Il pianeta dell'esilio.
Ci ho riflettuto, e credo che il motivo per cui esiste questa divisione lo spieghi bene il video della premiazione.
Nei suoi lavori maggiori, quello che interessava a Ursula Le Guin non era l'ambientazione, o l'azione (le scene di azione vera e propria sono spesso tenute per il finale, qualche pagina dell'ultimo capitolo, e non raramente sono deludenti). Quello che interessava a Ursula Le Guin, e quello di cui voleva parlarci attraverso la sua narrativa, era la natura dell'umanità. Non a caso Le Guin era laureata in letteratura francese e del Rinascimento italiano; non a caso i suoi genitori erano entrambi noti antropologi; non a caso suo marito è uno storico. Tutto il Ciclo di Terramare e i più importanti romanzi del Ciclo dell'Ecumene - La mano sinistra delle tenebre, I reietti dell'altro pianeta e Il mondo della foresta (The word for world is forest) parlano prima di tutto d'umanità, e di cosa significhi essere umani. E questo aspetto della sua scrittura ha un'altra faccia. Al centro del suo discorso per la premiazione, che tutti hanno amato ma che forse qualcuno ha capito male, c'è il fatto che per lei la scrittura sia prima di tutto un'arte, e non una merce. Ecco, ho notato - ma forse il pattern è sbagliato, l'ho creato io nella mia mente - che le persone che preferiscono il suo primo periodo, e che liquidano come deludenti i suoi libri più importanti e impegnati, siano anche abbastanza refrattari all'idea che la scrittura possa essere un'arte. Sì, so che King ha parlato della scrittura come di "artigianato" (senza dire nulla di nuovo: e del resto, perché l'artigianato non possa essere arte proprio non saprei dirlo), e conosco come chiunque altro il significato del greco techné, ma rimango dell'opinione che la scrittura debba essere prima di tutto arte. Che scrivere debba avere come scopo creare un'arte. Molti blogger-scrittori che conosco mi mangerebbero vivo - un nome su tutti, Il Duca di Baionette, che non è scrittore ma editore -: per loro scrivere significa vendere (quindi scrivere qualcosa di valido, e da questo non si scappa), ma l'idea di fare arte non passa neanche per il loro cervello. Hanno i loro motivi, e sono tutti giustissimi. Alcuni derivano da un'incomprensione di fondo: fare arte non è facile, anzi è difficilissimo. Dire che la scrittura è arte è esattamente il contrario di dire che chiunque possa scrivere. Dire che la scrittura è arte alza i livelli minimi per essere considerati scrittori, non li abbassa.
Prendiamo Le Guin: il suo lavoro era arte, non soltanto merce. Certo vendeva libri per vivere: mestiere degnissimo. Non si creda che io, dalla mia torre d'avorio, abbia schifo di chi venda libri per vivere!
Di nuovo, credo sia per via del suo essere un'artista, oltreché un'artigiana, che molti non lo apprezzano come meriterebbe**, e che altrettanti abbiano criticato questo particolare aspetto del suo discorso di premiazione (che è poi il nucleo del suo discorso). I libri che non hanno incontrato il loro favore sono lenti, meditabondi, quasi del tutto privi di azione, ricchi di parti dialogate e di momenti di riflessione. Sono scritti benissimo. Un'altra cosa: Ursula Le Guin non scriveva letteratura fantastica (solo) per amore della letteratura fantastica: per lei, per la lei matura, si trattava di un mezzo. Eppure i suoi romanzi migliori non avrebbero potuto essere scritti se non all'interno di un'ambientazione fantastica. Non scriveva (solo) per intrattenere, non scriveva (solo) per vendere, non scriveva (solo) per il piacere di creare mondi: scriveva per le persone che l'avrebbero letta e per le persone attorno a sé. Non faceva arte per amore dell'arte - credo sia l'origine della sua bravura -: faceva arte per amore dell'umanità.
[...] Avremo bisogno di scrittori che sappiano ricordare la libertà. Poeti e visionari. Realisti di una realtà più grande. In questo momento penso che abbiamo bisogno di scrittori che conoscano la differenza tra un bene di mercato e la pratica di un'arte.
Così diceva Ursula K. Le Guin alla cerimonia del National Book Award. E questo è anche il mio pensiero.
[DISCLAIMER: L'articolo fa parte della rubrica C'era una volta un blog, in cui espongo pareri personali e convinzioni non per forza sostenuti da quell'apparato bibliografico che userei normalmente per un articolo di divulgazione. Siete liberi di dimostrarmi che sbaglio.]
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*Le fonti giornalistiche sono le più desolanti. Le persone che hanno scritto qualcosa su Ursula Le Guin, critici e giornalisti che si occupano di pagine culturali, sembra non abbiano mai neanche aperto un suo libro, ma che abbiano cercato informazioni su Wikipedia o su testate giornalistiche straniere, e che da quelle si siano fatte un'idea abbastanza approssimativa del suo lavoro.
**Fortunatamente, è altrettanto vero che Le Guin era amata alla follia sia dalla critica che dagli addetti ai lavori che da una grossa fetta di pubblico. Qui prendo in considerazione quella minoranza che, pur conoscendola, non la apprezzava particolarmente, per questo o per altri motivi.
Per quanto riguarda il dualismo arte/artigianato, penso: la scrittura non può essere entrambi? Per esempio, i vasi di epoca romana di sicuro non erano realizzati da persone che si consideravano artisti, ma artigiani: eppure oggi hanno un valore inestimabile e sono tenuti nei musei. Anche per la scrittura vale lo stesso: una cosa non esclude l'altra. Ma ovviamente questa è solo la mia personale idea :) .
RispondiEliminaSulla Le Guin invece devo ammettere di avere delle belle lacune, fin'ora ho esplorato meglio altri scrittori di fantascienza. Ma di sicuro ho intenzione di riempirla: l'unico suo libro che ho letto - "I reietti dell'altro pianeta" - mi è piaciuto tantissimo. Da un lato, posso anche capire che ad alcuni non piaccia: anche io tendo a preferire storie con più azione e ad amare poco quelle più riflessive. Però nonostante la sua "lentezza", ho apprezzato molto i tanti spunti filosofici, politici e sociali che dà: è un libro davvero ricco, anche se non per tutti :) .
Sono perfettamente d'accordo con te con arte e artigianato! Per il resto, recuperati la Le Guin. Il mondo della foresta e La mano sinistra delle tenebre, per la fantascienza, tanto per iniziare: e il Ciclo di Terramare completo (lo trovi facilmente: è stato ristampato in unico volume qualche tempo fa, mi pare, da Mondadori) per la fantasy :)
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