Professor X, o dei Meccanismi di Difesa

Il Professor X e i suoi incredibili Uomini-X

Charles Francis Xavier, aka Professor X, è il leader della squadra di mutanti degli X-Men.
Nel 1963 la Marvel era in fermento. La richiesta di nuovi fumetti, per sfamare un pubblico via via sempre più entusiasta, era in costante aumento. Servivano nuovi albi, e parecchio in fretta. Ripensando al successo dei Fantastici Quattro, Stan Lee e Jack Kirby decisero di creare un nuovo supergruppo di eroi; e ripensando all'altro successo, quello dell'Uomo Ragno (1962, co-creato da Lee e Steve Ditko), decisero di riempirlo di ragazzini. Nascevano gli X-Men[1], in seguito noti come Gli Incredibili X-Men.
L'idea alla base degli X-Men è abbastanza semplice, e Lee, sempre occupato a non inimicarsi l'opinione pubblica (e a giurare il contrario nelle sue interviste), non l'ha mai sfruttata appieno. In breve, per quei pochi tra voi che non seguono le notizie d'attualità al telegiornale, le sperimentazioni atomiche hanno causato un innalzamento del livello di radioattività del pianeta; gli esseri umani hanno iniziato a dare alla luce figli con mutazioni genetiche. Invece di condannarli, queste mutazioni li hanno dotato di strani poteri che li rendono diversi e superiori al resto dell'umanità... come il potere di volare o di avere una pettinatura perfetta. I poteri sono a loro volta attivati da un gene mutante, il cosiddetto "gene X" (da cui il nome di X-Men, che non c'entra nulla con la "X" di Xavier).
I mutanti formano una sottospecie umana, l'Homo Sapiens Superior, diversa dal Sapiens Sapiens come quest'ultimo lo è dal Neanderthalensis. Come ci ricordano fino allo sfinimento i film di Bryan Singer, «la mutazione è la chiave della nostra evoluzione». Il che è corretto, sebbene per ogni mutazione riuscita ce ne siano centinaia di milioni scartate. Il processo è lento e poco efficiente... tranne che negli albi Marvel.
Quando l'umanità si rende conto che sulla Terra è apparsa una nuova specie, inizia subito una campagna di persecuzione. Questo è realistico. I cattivi della serie arrivano a proporre una registrazione preventiva di tutti i mutanti d'America: ricordano Donald Trump.

La famiglia allargata degli X-Men di Claremont

Il tema dell'uguaglianza e la critica al razzismo sono lontane da quello che de facto accade durante la prima avventura degli X-Men. Al loro debutto veniamo giusto a conoscenza delle loro identità e dei loro poteri; poi li vediamo scappare a Cape Canaveral per battere il criminale di turno, un cattivo abbastanza stilizzato che si chiama Magneto e che vuole conquistare il mondo in nome della razza mutante. Solo anni dopo, durante la brillane gestione Claremont, veniamo a sapere che Magneto è un sopravvissuto dei campi di concentramento nazisti, e che nell'odio della specie umana per i mutanti vede una eco di quello dei razzisti nei confronti degli ebrei. Magneto acquista così una profondità di carattere che gli vale il primo posto nella classifica del sito IGN per i 100 migliori supercattivi dei fumetti.
Il Professor X, controparte ideologica di Magneto, che ha riunito e addestrato gli X-Men per aiutarlo a realizzare il suo sogno di pacifica convivenza, è il più potente telepate del pianeta - e forse dell'intero universo. Magneto vuole conquistare la pace per i mutanti attraverso la guerra con gli umani; Xavier vuole realizzare un mondo in cui sia possibile la convivenza tra le due specie.

Le vendite dei primi albi degli X-Men non vanno bene. Alla fine degli anni '60 la testata viene chiusa. Sopravvivono solo le ristampe, che sono più economiche da produrre[2]. Solo nel 1975, con l'albo Seconda Genesi di Len Wein e Dave Cockrum, gli X-Men tornano in edicola con nuove storie. Una squadra inedita, ricca di minoranze razziali per soddisfare le esigenze del pubblico della Marvel, viene assemblata dal Professor X e mandata a salvare il gruppo originale catturato dallo stile roboante della Casa delle Idee... volevo dire da Krakoa, «l'isola che cammina come un uomo!».
L'albo ebbe un enorme successo. Poco dopo la serie passò nelle mani di uno sceneggiatore inglese appassionato di poesia e drammi esistenziali, Chris Claremont, che le impresse una svolta decisamente fantascientifica e al contempo molto umana.
Claremont parla di avventure spaziali, di viaggi nel tempo (Giorni di un futuro passato, la storia in due parti del 1981 disegnata da John Byrne, che ha ispirato i grandi capolavori del genere, rimane una pietra miliare), dimensioni parallele, tensioni soapoperistiche tra personaggi e lotta al razzismo. Nei fumetti di Claremont la questione mutante è l'archetipo di ogni discriminazione. In una graphic novel particolarmente ispirata, Dio ama, l'uomo uccide (1986, disegni di Brent Anderson), il nucleo del razzismo si arricchisce di riflessioni riguardanti la religione e il rapporto tra mass media e pubblico.
Non ci stupiamo che, sotto la gestione Claremont, le testate dell'universo mutante siano diventate le più vendute d'America. Anche quando X-Chris lasciò la Marvel a causa di tensioni con la (miope) redazione, gli albi X rimasero a lungo in testa a tutte le classifiche di vendita. Nessuno scrittore che venne dopo Claremont poté o volle ignorarne l'eredità.
Il successo degli X-Men sembra ancora oggi inarrestabile. In questo nuovo millennio, sono stati loro i primi supereroi ad apparire al cinema (X-Men di Bryan Singer, 2000), e hanno aperto la strada a quella invasione di cinefumetti che è tuttora in atto. Successivamente, sceneggiatori del calibro di Grant Morrison e di Joss Whedon hanno raccolto il testimone di Claremont, e hanno alzato sempre di più la qualità delle storie di quello che è forse il supergruppo più complesso di Terra-616[3].

Copertina della prima parte di Giorni di un futuro passato 

Pensieri disturbanti

Xavier, nonostante il sogno di integrazione specista che ha coltivato nel corso della sua lunga vita, non è il personaggio innocente che potrebbe sembrare a una prima lettura. In particolare è Claremont a sollevare i primi dubbi sulla sua figura. Senza mezzi termini accusa Xavier di aver riunito un esercito di baby soldati. In Somalia, sostiene, sarebbe stato considerato un signore della guerra.
«Sai qual è la differenza tra te e Magneto, Charles? Lui cammina» dice Wolverine in una storia mai realizzata di X-Chris[4]. Ma l'oscurità all'interno dell'anima del Professore ha radici più profonde...

Inquietante
Tanto per iniziare la lista di oscenità, Charles Francis Xavier era innamorato della sua alunna minorenne, Jean Grey. È lo stesso Xavier a rivelarcelo, in una vignetta famosa del quarto numero degli X-Men (1964, di Lee e Kirby).
Le parole di Xavier (anzi i suoi pensieri, dato che apprendiamo di questa passione da una nuvoletta tutta curve e sbuffi) non dovrebbero sorprenderci più di tanto. Lee le inserì nel bislacco tentativo di creare nuove tensioni all'interno della squadra, per incentivare in qualche modo le vendite degli albi. Già il buon Warren "Angelo" Warrington III nutriva un certo interesse nei confronti di Jean, in competizione con il fidanzatino storico - e futuro marito di lei - Scott "Ciclope" Summers.
Lee lasciò cadere l'idea. Forse qualcuno gli fece notare che era una mossa di cattivo gusto, o forse semplicemente se ne dimenticò. Ma non se ne dimenticarono i lettori, che, una volta cresciuti e diventati a propria volta scrittori, si chiesero se questo significasse che Xavier fosse un pedofilo. E riservarono alla questione largo spazio all'interno dell'universo mutante.

Lo stesso Xavier si rese conto che i suoi sentimenti per Jean erano inappropriati. Bene, diciamo noi. Ma cosa fece per superarli? Di pagarsi una terapia non se ne parlava proprio. Già così, dopo aver comprato un aereo personale e averlo nascosto sotto un campo da calcio, le finanze della famiglia Xavier dovevano essersi ridotte all'osso. Il Professore decise di estirpare il proprio sentimento telepaticamente. Un piano che, come c'era da aspettarsi, finì male.
Il sentimento per Jean non venne cancellato, solo archiviato in una sezione del cervello che la mente di Xavier non poteva raggiungere. Non visto, crebbe fino a diventare un cancro, un conglomerato che attirava il peggio di Xavier, tutti i dubbi riguardo i propri metodi, la tentazione di cedere alla facile retorica di Magneto... la preoccupazione per l'aumento della tensione tra umani e mutanti, il senso di sconfitta dovuto ai propri fallimenti come leader della specie. Con le risorse del telepate più potente dell'universo a sua disposizione, il ricordo diventò qualcosa di immenso: finalmente, dopo anni, si rivelò al mondo per quello che era. Il nome che si era dato era Onslaught, ed era deciso a distruggere tutto ciò che Xavier aveva costruito.

Flash Fact: Nel 1996 la Marvel era pronta a pubblicare un maxievento che avrebbe cambiato per sempre le sorti di Terra-616: la saga di Onslaught. L'idea era semplice: Onslaught avrebbe dovuto far piazza pulita degli eroi meno commerciali, che sarebbe rinati in un universo tascabile creato da Franklin Richards e scritto da autori di grido[5]. A pensarci col senno di poi l'idea era decisamente stupida, e infatti il progetto Heroes Reborn non ebbe il successo sperato. Ma ormai il danno era fatto.

Si scrive "mutie" ma si legge "negro" o "giudeo" o "frocio" o...

Quando Xavier si accorse della presenza di Onslaught nella propria mente, lo espulse (o forse, a secondo dei punti di vista, fu lo stesso Onslaught a scappare). La sua parte oscura, finalmente libera, unì i propri poteri con quelli della coscienza fluttuante di Magneto, diventando de facto il supercattivo più pericoloso mai affrontato dagli eroi Marvel... con buona pace di Galactus e Ultron. In fondo Xavier era abbastanza potente da spingere interi pianeti al suicidio solo pensandolo, e Magneto controllava una delle quattro forze fondamentali dell'universo. A questi poteri Onslaught assommò quelli di Franklin Richards (manipolazione della realtà) e di Nathaniel Grey, una versione alternativa di Cable[6] (telecinesi e telepatia), più altri propri. Solo l'attacco combinato di Hulk, Thor, Fantastici Quattro e Vendicatori non-mutanti riuscì a fermarlo... Fino alla rinascita del 2006 (avvenuta a opera di Joph Loeb e dell'onnipresente Rob Liefeld). Fortunatamente questo non ci interessa, e possiamo tornare a parlare del Professor Xavier.


Pedofilia

Si definisce pedofilia l'attrazione sessuale, fantasmatica o agita, nei confronti di bambini prepuberi - cioè che ancora non sono entrati nell'adolescenza e non hanno sviluppato attributi sessuali maturi. È una parafilia, cioè un comportamento sessuale atipico e patologico - quello che una volta, per intenderci, in maniera abbastanza stigmatizzante veniva chiamata perversione sessuale.
Il problema nel definire la parafilia è che spesso si pone su un continuum ininterrotto rispetto alla sanità: ad esempio, per quanto riguarda il feticismo, è normale che un essere umano si ecciti alla vista di indumenti intimi appartenenti all'altro sesso (non si spiegherebbe il fiorire della biancheria di pizzo, altrimenti). Questo però non significa che siamo tutti feticisti delle mutande. Per essere definito patologico, un comportamento sessuale deve essere sia compulsivo che non adattivo: deve cioè essere ricorrente, fuori dal controllo di chi lo attua, e arrecante un danno (può essere semplicemente disturbante o addirittura illegale) alla vita del malato e/o di chi gli sta attorno. Spesso, ma questo è un criterio non necessario, deve essere fondamentale all'eccitazione sessuale del soggetto... Sculacciare il vostro partner ogni tanto è normale; ma se quello afferma di non riuscire a raggiungere l'orgasmo senza prima essere picchiato, allora è possibile che vi troviate di fronte a una parafilia.
Fortunatamente la pedofilia non è una parafilia dubbia, e quando la si diagnostica si è sempre sicuri. Pur ponendosi all'estremo di un continuum (è normale essere attratti da persone giovani), se l'attrazione è rivolta a ragazzi prepuberi allora è pedofilia, senza possibilità di errore[7].
Si badi che stiamo parlando di pedofilia psicologica, non giuridica: nello Stato di New York (dove abita Xavier) un trentenne può essere accusato di pedofilia se ha rapporti sessuali con una sedicenne, ma tecnicamente non può essere definito pedofilo da un punto di vista clinico.

Dobbiamo chiederci se il Professor X sia davvero un pedofilo. In effetti, con le informazioni che vi ho fornito dovrebbe essere facile rispondere. No, checché voglia farci credere Onslaught, il Professor X non è un pedofilo. Jean, all'epoca del loro primo incontro, aveva già un'età compresa tra i quindici e i diciassette anni: era cioè nel pieno della sua adolescenza. Se vogliamo vederla da un altro punto di vista, che questo sia morale o meno, Jean era biologicamente pronta ad avere rapporti sessuali con Xavier.
Il Professor X non è neanche un pedofilo da un punto di vista giuridico, perché non ha mai agito su Jean[8]. Non potendo controllare il suo sentimento, ha controllato le sue azioni. Non ha mai detto a Jean quello che provava, figuriamoci toccarla. Il che, anche nel caso di una maggiorenne, sarebbe stato deontologicamente inappropriato (e legalmente perseguibile): Xavier era l'insegnante, il preside, e anche l'allenatore della squadra di Jean. Quindi possiamo chiudere questo e passare a un altro argomento.


Dissociazione e proiezione

Spesso, nella vita di tutti i giorni, si parla di "meccanismi di difesa" per indicare che abbiamo incontrato una resistenza in un'altra persona. Ora, se è vero che la resistenza, almeno in un rapporto terapeutico, è la manifestazione di un meccanismo di difesa, siamo sicuri di sapere cosa questo significhi?
Nella mia professione si è soliti definire il meccanismo di difesa un'attività di compromesso tra un impulso inaccettabile e un Super-Io[9] giudicante. Il soggetto, cioè, subisce un impulso (libidico[10] per Freud) che, scontrandosi con le norme morali e culturali a cui ha aderito, gli provoca un'intollerabile sensazione di angoscia. La sua mente, lavora e lavora, riesce a trovare un compromesso, e soddisfa l'impulso in maniera diversa, mascherata, si spera più accettabile. Questo è il meccanismo di difesa.
Per definizione, in origine il meccanismo non è patologico; può però diventare disadattivo quando interferisce con la felicità e la tranquillità del soggetto. È il caso dei meccanismi di difesa cosiddetti primitivi, contrapposti a quelli maturi come l'altruismo, l'ironia e la sublimazione. Dobbiamo comunque ricordare che, soggettivamente, il meccanismo di difesa è sempre preferibile al senso di angoscia provocata dal desiderio inaccettabile; ecco perché è tanto difficile abbandonarlo.
Propongo un esempio, per chiarirvi le idee. Un uomo affetto da un forte impulso di tipo edipico[11], pur di non confrontarsi con l'angoscia di desiderare sessualmente la madre, potrebbe sviluppare la compulsione di contare uno per uno i granelli di sale grosso prima di gettarli nell'acqua della pasta, nell'ossessione di proteggere la madre dai pericoli di una dieta ipersodica. In questo caso l'oggetto dell'impulso, la madre, rimane invariato; cambia invece il contenuto manifesto dell'impulso, che diventa un'irrazionale preoccupazione riguardo le sue condizioni di salute.

Il doppiamente potente Onslaught

Per analizzare quello che è successo al Professor X dobbiamo prima analizzare due tipi di meccanismo di difesa: la dissociazione e la proiezione. La risposta della mente al senso d'angoscia nel caso della dissociazione è la creazione di una "sacca isolata" in cui spostare l'elemento ingestibile[12]. L'individuo affronta così il conflitto emotivo con alterazioni temporanee delle funzioni integrative della coscienza o dell'identità[13]. Capisco che si tratta di una definizione complessa, ma vi posso dire che, a livello base, un osservatore dovrebbe notare che il soggetto affetto agisce in netto contrasto con quella che è la sua personalità "solita", senza peraltro mostrare particolare interesse quando glielo si fa notare. Un convinto pacifista che scatena risse nei bar una volta al mese e quando è messo di fronte alla questione non sembra capire il problema, potrebbe avere in atto una difesa di tipo dissociativo.
Chi fa uso del meccanismo della proiezione risolve il conflitto attribuendone ad altri l'elemento scatenante. Vengono così proiettati sugli altri i propri sentimenti, i propri impulsi e i propri pensieri non riconosciuti; non è il soggetto ad averli, ma qualcuno nel mondo che sta attorno a lui. Sempre per semplificare, la proiezione più evidente si ha nel caso di un soggetto paranoico: egli vede il male fuori di sé, mai all'interno, e deve agire continuamente contro gli altri per proteggersi da esso. Ad esempio, costruendosi un cappellino di alluminio per nascondere i propri pensieri ai telepati mutanti di Westchester.

Arrivati a questo punto, chiarita ogni cosa da un punto di vista teorico, vi farà piacere sapere che non mi sono dimenticato di Xavier. Analizziamo il procedimento che lo ha portato a creare Onslaught.
Il Professore ha tentato di cancellare dalla propria mente sia un sentimento (l'amore per Jean) che un suo ricordo (quello di aver provato amore per Jean); ma in realtà è riuscito solo a dissociarsi. In seguito, una volta riconosciuto che il sentimento era ancora lì, lo ha proiettato fuori di sé per proteggere l'integrità del proprio Io. Già questo sarebbe preoccupante; ma nel nostro caso Onslaught è riuscito addirittura ad assumere forma fisica... Da qui alla completa ristrutturazione dei piani editoriali della Marvel, capirete, il passo è breve.
Tale è il potere della psicologia.

X-Men: First Class (quello vero)

Ulteriori note cliniche: violenza sessuale, guerra del Vietnam e rapporto con la sorella

Gabrielle Heller, che fa la sua prima apparizione su Uncanny X-Men 161 (1982, di Chris Claremont e Dave Cockrum), è una sopravvissuta ai campi di sterminio nazista. Catatonica, sta a un giovane Charles Xavier usare i propri poteri per farla svegliare. I due iniziano una relazione e Gabrielle, che in futuro diventerà ambasciatrice di Israele negli Stati Uniti, rimane incinta[14]. Qui il problema è che Xavier usò i poteri per manipolare i sentimenti di Gabrielle e spingerla a innamorarsi di lui: a pensarci, non è un atto molto diverso da uno stupro.
Lo stupro non è considerato una parafilia; questo perché, più che dall'eccitazione sessuale, gli stupratori sono spinti dall'ostilità nei confronti delle donne. Spesso sono affetti da personalità antisociali[15], cioè caratterizzate da una certa dose di impulsività, aggressività, scaltrezza manipolatoria, irresponsabilità e soprattutto carenza di rimorso (non sono interessati all'effetto delle proprie azioni sugli altri, in poche parole). Xavier non è antisociale: la coercizione è sottile, esercitata sui sentimenti prima che sul corpo, scatenata da una profonda solitudine e subito soffocata da un forte senso di colpa. Il Professore avrà modo di dire che Gabrielle rappresenta il più grande rimorso della sua vita; la sua ostinazione nel non voler interferire col libero arbitrio degli altri, se non in situazioni di immediato pericolo (e.g., qualcuno che cerca di sparargli), potrebbe essere dovuta proprio al ricordo di ciò che fece a Gabrielle.

I possibili disturbi psichici di Xavier, di certo amplificati dalle sue capacità mutanti, si potrebbero far risalire a due particolari eventi della sua vita (questi eventi non lo scusano, ma ci aiutano a capirlo). Il più recente, la partecipazione alla Guerra del Vietnam (stando alla sua prima apparizione sarebbe più sensato pensare alla Seconda Guerra Mondiale o alla Guerra di Corea; ma Claremont sostiene che si tratti della Guerra del Vietnam, e noi di Claremont ci fidiamo come del Papa), può avergli causato un Disturbo da Stress Post-Traumatico. In effetti, la classificazione stessa del disturbo deriva dagli studi condotti sui soldati della Prima Guerra Mondiale, mentre lo sviluppo di un approccio terapeutico si deve ai tentativi coi veterani della Seconda e della Guerra di Corea. La Guerra del Vietnam, tanto lunga quanto rovinosa, ha portato a un picco delle schiere di affetti da DSPT.
Xavier, a dire il vero, non dà segni visibili di essere affetto dal disturbo; tuttavia non ci sarebbe da stupirsi se si scoprisse che la guerra ha avuto conseguenze drammatiche sulla formazione della personalità del Professor X.
Non è tutto. L'altro evento, quello  più antico, è guarda caso il suo primo incontro con un mutante. Si tratta proprio di Cassandra Nova... Xavier, la gemella di Charlie, dotata anch'essa di straordinari poteri telepatici. Saranno state tutte quelle radiazioni, ma Cassandra aveva decisamente qualche rotella fuori posto, e Xavier lo ha capito sin da quando si son trovati insieme nella pancia della mamma. Ricerche empiriche[16] sembrano suggerire che i soggetti affetti da disturbo antisociale di personalità abbiano un volume ridotto della materia bianca e grigia prefrontale, associata a una rilevazione di tassi più bassi di conduttanza cutanea (una misura dell'ansia) durante le interazioni sociali stressanti... In pratica, per queste persone tirarvi un pugno in faccia non è più stressante che aprire una lattina di birra. Coi denti.
Non sappiamo se Cassandra soffrisse di questa riduzione della materia cerebrale, ma sappiamo che in lei vi era una componente di malignità che, data l'assenza di esperienze infantili, è francamente inspiegabile da un punto di vista dinamico, ma non da un punto di vista neurologico. Cassandra attaccò Charles prima ancora che i due nascessero, nel tentativo di ottenere tutto lo spazio dell'utero per sé. Charles rispose all'attacco uccidendola. Anni dopo Cassandra sarebbe tornata come uno dei più pericolosi avversari che gli X-Men e gli Shi'ar[17] si fossero trovati a fronteggiare (forse dopo Onslaught), ma per il momento venne abortita. La madre, non immaginando cosa avrebbe fatto se fosse sopravvissuta, avrebbe facilmente potuto idealizzarla (un caro morto non è in grado di deluderci, e diventa un ricettacolo perfetto per le nostre speranze e le nostre fantasie), e di converso pretendere troppo da Charles. Il rapporto coi genitori, non dico rovinato, ma sarebbe di certo stato compromesso; e l'effetto risultante si sarebbe fatto sentire nell'arco della vita adulta di Xavier. Come avrebbe potuto sviluppare una personalità sana se il suo primo incontro con l'Altro, con sua sorella e i suoi genitori, è stato tanto distruttivo?

Lo strano rapporto che lega Xavier a Magneto

Conclusioni

Alla fine della nostra analisi saremmo tentati di liquidare Xavier come un mostro, uno stupratore e un assassino. Sarebbe molto facile. Ma io non mi trovo d'accordo con questa diagnosi. A me pare che Xavier sia un uomo malato, con sistemi difensivi disadattivi e tratti caratteriali patologici; ma che sia anche un uomo che desideri ardentemente essere buono. Per tutta la sua vita, il Professor X non ha fatto altro che combattere i propri demoni e cercare di rendere il mondo un posto migliore. Noi possiamo vantarci di aver fatto lo stesso?
Xavier è un esempio e una fonte di ispirazione per tutti, e uno dei più grandi eroi dell'universo Marvel, se ancora so cosa significa la parola "eroe".
Noi non possiamo essere ritenuti responsabili per gli impulsi che muovono la nostra mente, ma dobbiamo essere ritenuti responsabili per cosa decidiamo di fare con la nostra vita. Xavier ha deciso di offrirla al prossimo, umano o mutante che sia, e di non arrendersi mai. Il fatto che riesca a rispettare questo voto nonostante tutti i suoi problemi e i suoi limiti dovrebbe al massimo farcelo ammirare di più.




[1] Nello stesso anno nasceva un altro supergruppo di eroi reietti guidati da un professore in carrozzella: la Doom Patrol della DC Comics. Tuttora si discute se fosse lo zeitgeist, o se Stan Lee avesse semplicemente "preso ispirazione" dalla sua Distinta Concorrenza.
[2] All'epoca la maggior parte dei personaggi dei fumetti era di proprietà esclusiva della Casa Editrice, così per le ristampe nessuno doveva pagare gli autori.
[3] Nel multiverso Marvel, Terra-616 è la sigla che identifica quella dimensione in cui sono avvenute tutte le storie pubblicate negli albi classici. Questo almeno fino alla recente Guerre Segrete.
[4] La sceneggiatura era quella dell'atto finale della Saga di Fenice Nera. Secondo il copione originale, Jean Grey, ex-Marvel Girl, dopo essersi macchiata di orrendi genocidi nei panni dell'entità cosmica nota come Fenice, all'improvviso rinsaviva, le venivano tolti i poteri e veniva poi rilasciata. Ai supervisori della Marvel non piacque l'idea che Jean non venisse punita (immaginiamo un Hitler a cui, dopo la sconfitta della Germania, fosse concesso di ritirarsi a vita privata) e fecero pressioni affinché fosse uccisa.
[5] A Jim Lee e Rob Liefeld, ex disegnatori di punta della Marvel che poco prima l'avevano abbandonata per fondare una propria Casa, la Image Comics, venne data "in appalto" la gestione del progetto. Il che mandò su tutte le furie i fedeli impiegati che, nonostante tutto, erano rimasti alla Casa delle Idee a fare la fame. C'è qualcosa della parabola del figliol prodigo, in questa vicenda.
[6] Cable è un'altra creazione di Liefeld. Figlio di Jean e Ciclope, Nathan Summers ha ereditato i poteri della madre, che però è costretto a impiegare per frenare l'avanzata del virus tecnorganico con cui l'ha infettato Apocalisse, uno dei cattivi storici degli X-Men. Così combatte principalmente usando un grosso fucile. [...] Mentre rileggevo questa nota, durante la correzione dell'articolo, mi sono accorto di quanto complesso e spesso idiota sia l'universo Marvel. Pazienza, noi l'amiamo lo stesso.
[7] Naturalmente due bambini che all'asilo sono fidanzati non sono pedofili. Qui si fa esclusivo riferimento a soggetti sessualmente maturi.
[8] Né, per quanto ne sappiamo, ha mai posseduto materiale pedopornografico nascosto nei server della Stanza del Pericolo.
[9] Per gli scopi di questo discorso, vi basti sapere che un Super-Io sano si occupa di far rispettare le norme morali e culturali del soggetto. In questo senso si accoppia con un Ideale dell'Io, che invece funge da modello da seguire. Se, cioè, il Super-Io proscrive, l'Ideale dell'Io prescrive. Se, per usare una metafora fumettistica, il Super-Io è Batman, l'Ideale dell'Io è Superman.
[10] La libido è l'impulso umano di natura sessuale, centrale nella teorizzazione psicanalitica di Freud.
[11] Cioè relativo al Complesso di Edipo, per cui il figlio desidera carnalmente la madre e l'uccisione del padre.
[12] Si tratta di una drammatizzazione: naturalmente non esistono "sacche isolate" mentali.
[13] Perry, J.C. (1990). Defense Mechanism Rating Scale.
[14] Il figlio di Gabrielle e di Xavier, David, è un mutante con la capacità di sviluppare continue mutazioni. È anche psicotico, e soffre di disturbo dissociativo dell'identità: non a caso il suo nome in codice è Legione.
[15] Lalumiere, M., & Quinsey, V. (1996). Sexual deviance, antisociality, mating effort, and the use of sexually coercive behaviors.
[16] Raine et al. (2000). Reduced prefrontal gray matter volume and reduced autonomic activity in antisocial personality disorder.
[17] Gli Shi'ar sono una razza aliena di discendenza aviaria che, all'epoca del loro primo incontro con gli X-Men, comandava un impero largo quanto un paio di galassie. La loro Imperatrix, Lilandra Neramani, è stata a lungo amante e moglie di Xavier. Come civiltà venerano la Fenice, quella stessa forza primordiale che si è fusa coi membri della famiglia Grey e ha spesso portato l'universo a un passo dall'annichilimento. E poi ditemi se i fumetti sono cose da bambini!

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