Il concetto di Dio dopo Evangelion

[ATTENZIONE! L’articolo contiene ENORMI spoiler sulla serie anime Neon Genesis Evangelion e sul film The End of Evangelion. Si sconsiglia di leggerlo a chi non li abbia già visti. Si sconsiglia di fare qualunque cosa a chi non li abbia già visti.]


Finalmente si parla di uno dei capolavori del nostro tempo, l'anime di Hideaki Anno, quel personaggino che ci aveva già regalato Nadia - Il Mistero della Pietra Azzurra, e ve lo butto lì così, con nonchalance. L'articolo (come altri che, spero, lo seguiranno, ché la passione è davvero grande) presuppone una conoscenza, non dico enciclopedica, ma comunque precisa dell'anime originale e di TEOE.
...

So che molte persone non amano NGE, e soprattutto il finale di NGE, i famigerati episodi 25 e 26 e One more final: I need you del film. La cosa non sorprende. NGE è un’allegoria, intendendo per allegoria una storia che possa essere interpretata sia a livello letterale sia a livello di elaborata metafora, mantenendo peraltro intatte le virtù di entrambi. Nella storia della letteratura italiana, Croce condanna l’allegoria e Dante la salva e la nobilita... ma la nostra mentalità è tristemente più crociana che dantesca*. La maggior parte degli italiani, infatti, apprezzano NGE finché parla di robot giganti, ma appena si addentra nello spazio dell'anima dell'uomo ci fa le pernacchie alle spalle di Hideaki Anno. 
Io invece amo NGE. Amo i suoi personaggi, la sua simbologia spesso meramente decorativa, i suoi continui colpi di scena (la cui importanza è a volte sottovalutata o non capita dai suoi detrattori). Amo, come tutti, il design innovativo dei robottoni e l’evoluzione del genere Mecha. Amo ogni dettaglio, tranne forse alcuni fotogrammi di The End of Evangelion (non quelli che immaginate, la celeberrima scena di masturbazione di Shinji sul corpo privo di sensi di Asuka; bensì quelli in cui viene riformulata la natura del rapporto tra Asuka e sua madre). Amo soprattutto il fatto che una storia ufficiale, una trama, una spiegazione dei misteri non ci sia, o almeno non emerga con evidenza, cosicché io possa adottare quella che preferisco.
Nel particolare, la cosa che più mi affascina di NGE, se si escludono certi trip intimisti di Shinji, è la sottotrama - che poi diventa la trama principale - del Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo. Ma cos'è esattamente?
Sappiamo che la NERV, l’associazione che controlla gli EVA, e la Seele, l’associazione che controlla la NERV e gran parte del mondo, lavorano a questo misterioso Progetto. I dettagli sono pochi, e fino all'ultimo non abbiamo idea di cosa si tratti. Finalmente lo scopriamo: il Progetto prevede in tutti i casi l’abbattimento delle Barriere dell’Anima, quelle strutture metapsicologiche che dividono l’Io dal Tu, e che preservano l’individualità di ogni uomo. L’umanità - e questo si vede nel finale di The End of Evangelion -, senza più barriere a tenerla separata, si fonde in un unico essere indifferenziato. Negli Angeli e negli EVA le Barriere, che hanno qualcosa in comune con la corazza caratteriale di Reich, sono tanto forti (essi sono se stessi come nessun essere umano può mai essere, ci sembra di capire) da generare i famosi A.T. Field –  gli Absolut Terror Field**: spazi, diciamo col senno di poi, che non generano terrore nel nemico, ma lo causano ai loro possessori nel momento in cui vengono invasi, nel momento in cui si cerca di stabilire un contatto significativo tra il Sé e l'Altro. 


Lilith si propone di offrire ai suoi figli, i Lilim, che sono gli uomini (altro mirabile cambiamento di prospettiva: i demoni che la tradizione giudaico-cristiana ha sempre considerato nemici e avvelenatori dell’umanità non sono i nemici contro cui ci siamo scagliati; siamo noi stessi; è l’umanità... gli altri, gli alieni, sono i figli di Eva, la vera umanità, tanto diversa da noi da parerci mostruosa e gigantesca), la possibilità di eliminare il dolore eliminando l’Altro, e il rapporto con l’Altro; Gendo Ikari si propone invece di ristabilire il rapporto con l’Altro eliminando se stesso; la Seele si propone infine di diventare Dio smettendo di essere qualcuno, ed essendo quindi tutto. Una strana idea in ogni caso. 
Mi sembra che uno dei problemi affrontati in queste declinazioni del Progetto sia che essere qualcuno significhi non essere nessun altro; essere limitato; essere infelice (vuoi perché si è qualcosa e non tutto, vuoi perché l’Altro è dolore). Allo stesso modo Dio, che nel Vecchio Testamento è Uno, nel senso di individuo psicologicamente antropomorfo, diventa Tre nel Nuovo Testamento, e Tutto nelle laboriose teologie successive; e alla fine diventa nulla nelle parole di Meister Eckhart***. Non mi sembra che sia un'evoluzione da sottovalutare, e non so se Hideaki Anno l'avesse avuta in mente. Credo piuttosto che entrambi i modelli, più o meno indipendenti, siano giunti alla stessa naturale conclusione - modelli che, a prescindere dal fatto che siano corretti o meno, ci dicono qualcosa di importante sull'umanità.
È noto che Feuerbach, ne L'Essenza del Cristianesimo, sostenga che il contenuto positivo della religione non riguardi la conoscenza di Dio ma dell'uomo. Dio è l'essenza oggettivata dell'uomo, un'essenza priva di limitatezze, in rapporto con l'infinitudine dell'umanità. A un livello che forse ignoriamo, NGE parla di questo, e si conferma uno dei pochi anime da guardare e riguardare in eterno.


__________
* C'è chi direbbe, come con la Bibbia, come Dante fa con la sua Commedia, che NGE lo si può leggere in quattro diversi modi: letterale, morale, allegorico e anagogico. Ma non lo farò io.
** Che poi Absolut Terror Field sia il nome dello spazio personale di un bambino autistico, è una leggenda molto bella ma, sia chiaro, infondata.
*** Eckhart afferma che Dio non partecipa dell'essere, che invece è proprio solo delle creature; Dio invece è solo pensiero. Se dovessimo passare a un altro grande filosofo medievale, Giovanni Scoto Eriugena (cioè irlandese: Giovanni Irlandese l'Irlandese è il significato del suo nome) è invece uno dei precursori di quella che si chiama teologia negativa, schiera di cui già i neoplatonici e lo Pseudo-Dionigi suoi maggiori facevano parte. Dio infatti è non-essere, nel senso che trascende l'essere; e tutte le sostanzialità che gli affibbiamo servono più a noi che a lui, per comprenderne l'incomprensibile. Per significarlo, il massimo che possiamo fare è usare delle antinomie. Qualunque sia il filosofo che preferite, quindi, per quanto riguarda il mio discorso non cambia poi molto; si passa semplicemente da un piano apofanico a un piano anontologico.

Commenti

Post popolari in questo blog

Che schifo, la tripofobia!

Avete presente C'era una volta in America?

Una difesa dell'Id quo maius