Crisi nei cuori infiniti

Per chi fosse interessato solo ai risvolti più "psicologici" del fumetto, e/o per chi volesse leggere solo le mie impressioni su Eroi in Crisi, consiglio di saltare il paragrafo BREVE STORIA DELLE CRISI DC e passare direttamente a EROI IN CRISI E LA MEDICALIZZAZIONE DEL SUPEREROE.


BREVE STORIA DELLE CRISI DC
Nel 1961 Gardner Fox e Carmine Infantino firmano lo storico numero di Flash, "Flash dei Due Mondi". Ivi Barry Allen, il Flash loro contemporaneo, viaggia in un universo parallelo e incontra Jay Garrick, il Flash originale, quello che la DC pubblicava fin da prima della Seconda Guerra Mondiale, e che poi, per svariate ragioni, aveva esaurito la sua vita editoriale. Il primo Flash, di molto più lento di Barry e di tutti gli altri Flash legati alla Forza della Velocità, appariva nel mondo del secondo attraverso delle storie a fumetti; e nella finzione al quadrato della DC, Barry scelse il nome "Flash" proprio in omaggio a questo fumetto, che lo appassionava quand'era bambino.
La storia ebbe successo, tanto che si decise di scriverne un'altra, in cui i membri della Justice League avrebbero incontrato le loro controparti della prima ondata DC, la Justice Society of America. Nasceva "Crisi su Terra-1", seguita l'anno successivo da "Crisi su Terra-2". Dal 1963 al 1985, quasi a cadenza annuale, la JLA ha incontrato la JSA e ha salvato interi universi, così, a manciate. Questo periodo è noto come Crisi sulle Terre Multiple. Un periodo spensierato e inventivo, la Silver Age del fumetto statunitense.


Al contrario della sua cugina, la Marvel, che per anni aveva avuto un solo scrittore, Stan Lee, e aveva una continuity interna molto forte (se ne I Fantastici Quattro la Cosa batte le mani a New York, negli X-Men Sole Ardente avvista un uragano a Tokyo), alla DC ogni fumetto era per sé, e nelle varie testate, soprattutto quelle che ospitavano gli stessi personaggi (JLA, World's Finest, Superman, Batman...) le incongruenze non facevano che moltiplicarsi. Si decise di darci un taglio: ricominciare tutto daccapo, limitando le complicazioni. 
Siamo ormai nel 1985 quando arrivò la grande crisi, che avrebbe dovuto mettere fine a tutte le Crisi.
Crisi sulle Terre Infinite, oltre a essere un fumetto pensato come una bomba commerciale, è anche un gran bel pezzo di narrativa degli anni '80. Realizzato da Marv Wolfman e George Pérez, è un maxievento che racconta di come l'Anti-Monitor, essere quasi onnipotente, decida di distruggere il Multiverso DC, e di come gli eroi DC, composta una squadra multidimensionale, riescano a fermarlo. Ma non a riportare le cose alla normalità: Supergirl muore, e Barry Allen si sacrifica per fermare le macchine dell'Anti-Monitor (lo sostituirà nei panni di Flash il suo pupillo, Wally West). Inoltre il Multiverso è scosso, e per sopravvivere collassa in un'unica realtà, azzerata, in cui le storie dei nostri eroi possano ricominciare, stavolta con una continuity più feroce.
I lettori amarono Crisi sulle Terre Infinite, e amarono molti cicli "reset" che la seguirono. Ma non amarono la fine del Multiverso, che corrispondeva in un certo modo a un impoverimento del materiale narrativo che la DC aveva da offrire. 
Il termine "Crisi" divenne sacro, e per molto tempo non fu più utilizzato. Negli anni '90 l'evento Ora Zero, al termine di un ciclo in cui la Lanterna Verde Hal Jordan diventa Parallax, è riconosciuta de facto come una crisi DC, che è servita di nuovo a modificare la continuity e correggere le contraddizioni che, inevitabilmente, erano tornate ad albergare tra le vignette della sterminata produzione della Casa Editrice. Dobbiamo però aspettare una miniserie della JLA di Grant Morrison, Crisi alla Quinta, per rivedere il nome fatale in copertina: Crisi alla Quinta parla di una guerra tra esseri della Quinta Dimensione (non un universo parallelo in senso stretto, ma un diverso livello di esistenza inventato sulle pagine di Superman) che si riverbera nel nostro mondo. Nulla a che vedere con le "Crisi" storiche, quindi.
Nei primi anni 2000, quando fumetto e metafumetto hanno iniziato ad andare mano nella mano, si ripescò il concetto di "Crisi" DC. La prima fu, nel 2004, Crisi d'Identità, di Brad Meltzer e Rags Morales, una delle più belle saghe supereroistiche di sempre, pregna di spirito revisionistico, scritta magnificamente, che mette i supereroi DC al cospetto del loro lato più oscuro, non con una scazzottata o attraverso il piano di qualche orrendo supercriminale, e neanche reinventandoli in forme più cupe, ma semplicemente osservandoli più da vicino, al di là della patina dorata delle loro serie classiche. 
Nel 2005 è il turno di Crisi Infinita, di Geoff Jones e Phil Jimenez, molto pregna a livello concettuale ma un po' scarsa a livello di contenuti. Crisi Infinita mette a confronto i supereroi oscuri che il pubblico all'epoca sembrava richiedere a gran voce con le loro versioni più splendenti degli anni d'oro, e reintroduce il Multiverso, per la gioia dei lettori. Crisi Infinita è il seguito ufficiale di Crisi sulle Terre Infinite, ed è la prima vera "Crisi" DC dopo vent'anni.
La palla a questo punto passa a Grant Morrison, forse il più grande scrittore di supereroi ancora in attività, nonché fine teorico del fumetto, che col suo Crisi Finale, una delle sue opere più criptiche e appassionanti, pone i supereroi di tutti gli universi di fronte alla loro sconfitta. Darkseid, l'oscuro signore di Apokolips (per saperne di più, vi rimando a questo vecchio articolo), ha finalmente trovato l'equazione dell'Anti-Vita: Nuova Genesi è sconfitta e i mondi crollano. Solo la luce dei supereroi che tuttora resistono, guidati da un intrepido Superman e forti del Corpo delle Lanterne Verdi e dell'aiuto di Nix Uotan, il Supergiudice della civiltà dei Monitor, riesce a sconfiggere il buio di Darkseid e del Monitor Vampiro che attacca da una realtà superiore, Mandrakk (e non si sa chi sia il vero nemico, se il primo o il secondo. Dio, quanto amo i fumetti!).


L'evento Flashpoint, molto amato dal pubblico, scritto sempre da Geoff Johns, che narra di come Barry Allen - rinato sulle pagine di Crisi Finale - sia tornato indietro nel tempo per salvare i suoi genitori e abbia modificato la linea temporale principale della DC*, salvo poi cercare di rimettere tutto a posto, segna l'ennesimo nuovo inizio per i nostri eroi e una serie di aggiustamenti alla continuity, e insomma è solo il nome di un'altra "Crisi".
Morrison continua il suo mandato con l'evento Multiversity, in cui ci mostra come alcuni dei 52 nuovi universi DC** siano stati distrutti dall'essere noto come Mano Vuota, della cui origine non sappiamo molto ma che ha dei chiari intenti metafumettistici (è forse una critica alle passate gestioni della DC). Una squadra di supereroi provenienti da vari universi riesce momentaneamente ad arginarlo, ma il finale è aperto, e aspetto con ansia il seguito.
Queste storie mi appassionano, non posso negarlo. Ma ora finalmente giungiamo alla vera "Crisi" di cui vi parlerò oggi: Eroi in Crisi, di Tom King e Clay Mann.


EROI IN CRISI E LA MEDICALIZZAZIONE DEL SUPEREROE
Eroi in Crisi è un fumetto revisionista. Per revisionismo si intende quel procedimento, che ha visto i suoi inizi e le sue opere migliori nella seconda metà degli anni '80, attraverso cui si approfondisce la psicologia dei supereroi, spesso rendendoli più verosimili di quanto fossero stati nei precedenti quarant'anni.
Sebbene riconosca la bellezza pura delle narrazioni che certi autori revisionisti hanno prodotto (Watchmen, Swamp Thing, Daredevil, Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, Animal Man...) dentro di me ho sempre deplorato il procedimento per cui, come ebbi più volte a dire, si prende la figura moralmente luminosa del supereroe e, non potendo noi elevarci a loro, e rinunciando persino a incamminarci su quella strada, la si trascina nel fango a farci compagnia. Questo è particolarmente vero per le opere revisioniste di minor calibro, e per molta della filosofia supereroistica degli anni '90, in primis quella proposta dalla Image di Todd McFarlane, i supereroi violenti e danarosi, in un curioso procedimento per cui verosimile diventava sinonimo di stronzo (oggi la Image, quasi per contrappasso, propone una selva di ottimi fumetti).
Poi è arrivato Tom King e così, dal nulla, ci ha proposto un tipo diverso di revisionismo.
King è un ex agente della CIA che ha lavorato a lungo in zone di guerra, e si porta dietro un carico umano che nessun altro sceneggiatore che mi venga in mente ha. Questa è la sua forza, dai primi lavori degni di nota (Sheriff of Babylon, Omega Men...) alle opere, veri e propri capolavori che trascendono il medium del fumetto, che possiamo definire della maturità artistica (Visione, Mister Miracle).
Eroi in Crisi, come la gestione di King di Batman, a livello narrativo è piuttosto altalenante, e non mi sento di definirla una saga imprescindibile. Si può vivere - e amare i supereroi - senza averla mai letta. Tuttavia è memorabile per la nuova versione del supereroe che ci offre, e che è destinata a fare storia, non meno dei lavori di Miller e Moore degli anni '80. Mi spiego meglio.
La premessa è semplice: i supereroi hanno superproblemi psicologici. King accetta la lezione di Moore dei supereroi disturbati, e fin qui la tradizione. La Trinità DC, Superman Batman e Wonder Woman, costruiscono un Rifugio dove, grazie alla tecnologia kryptoniana, alle competenze di Batman e alla compassione di Wonder Woman, i supereroi possano affrontare i loro demoni interiori e, in un percorso di superterapia, riuscire a superarli, o almeno a gestirli in modo da tornare al "lavoro". King, basandosi sulla propria esperienza, dà naturalmente spazio al PTSD, il Disturbo da Stress Post-traumatico, che ha un'ampia incidenza nei pazienti che hanno vissuto in zone di guerra. Anche qui, con la crescente immagine militarizzata del supereroe, figlia ad esempio della filmografia Marvel, non è un caso che i supereroi sviluppino un disturbo d'ansia tipico dei soldati.
Quando il mondo viene a sapere del Rifugio, perde all'improvviso la sua fede nei supereroi. Ma come, dice le gente, dobbiamo affidarci a dei supereroi psicologicamente più incasinati di noi? Il potere di salvare (o distruggere) i mondi è stato dato a un gruppo di malati di mente, di instabili, di pazienti psichiatrici?
La grande magia di Eroi in Crisi è che, da un certo punto di vista, il lettore è d'accordo con questa tesi. Difficile non esserlo, quando si è eredi di una visione del supereroe duro e puro, che persino nell'oscurità della propria anima continua a combattere da solo, e o ne viene distrutto o si trasforma in un'adorabile canaglia, ma in un modo o nell'altro ce la fa. Perché siamo tutti, nel bene o nel male, vittime di quell'equivoco per cui chiedere aiuto è qualcosa che fanno i deboli. Tanto più quando il disagio è psicologico. Ché quelle neanche ci appaiono vere malattie: al più son capricci.
Poi però arriva il discorso di King, e tutto ci appare diverso. Lo mette in bocca a Superman, e chi meglio di lui, il modello e la bussola morale di tutti i supereroi che sono venuti dopo, per reinventare per la terza volta il concetto di supereroe?
Superman lo fa, oltre che con le parole, con l'esempio della sua vita. Non nega l'esistenza del Rifugio, né il fatto che i supereroi possano essere psicologicamente fragili, addirittura feriti, che possano soffrire di incubi notturni, tutto a causa del male che affrontano giorno dopo giorno. Anzi, ci rivela che loro sanno fin dapprincipio che quello sarà il loro destino. Conoscono bene il costo della salvezza del mondo, della nostra salvezza, e lo pagano fino in fondo.
Superman ci rivela che il Rifugio non dovrebbe spaventarci, ma confortarci. Ci ricorda che i supereroi sono sì umani, ma che proprio per questo la loro scelta di fare del bene vale tanto di più. Che il loro desiderio di guarire è tanto più eroico, perché è tanto più umano. Ed è vero, l'equazione sottintesa supereroe=soldato farà storcere il naso a molti (me compreso); ma è dell'equazione Rifugio=aiuto professionale, quel passo in più che finora non eravamo pronti a immaginare, che mi lascia senza fiato***.


CONCLUSIONI
Tom King, al contrario di altri autori come Grant Morrison o lo stesso Alan Moore, non nega gli effetti del revisionismo. Non si torna indietro. Nonostante le mie lacrime, i supereroi sono caduti dal loro piedistallo. Invece, traendo da questi fatti le giuste conseguenze (cosa farebbe un eroe caduto, se è davvero un eroe? Cercherebbe aiuto per rialzarsi), riesce a restituire al supereroe quel ruolo di guida morale che proprio Moore e tanti altri integerrimi sceneggiatori gli avevano tolto.
Ecco che forse, non lo nego, il supereroe, dopo aver acquisito la sua umanità, perde il suo suffisso super. Ormai poco importa, perché rimarrà eroe.

Sì. Non vedo l'ora di leggere i prossimi fumetti di King.



_______________
*Molto bello il lavoro fatto su Batman. In questa linea temporale non è Bruce Wayne a essere Batman, bensì suo padre, Thomas, che reagisce al trauma di vedere suo figlio ammazzato in un vicolo. La madre, Martha, impazzisce a sua volta, e diventa il Joker.
**Tra cui, non dimentichiamolo, c'è anche il nostro. Come ci insegna Barry Allen, i vari universi DC comunicano l'uno con l'altro attraverso le storie a fumetti.
***Non è la prima volta che la psicoterapia, per quanto sia trasfigurata, entra nel mondo dei fumetti: mi viene in mente il personaggio di Doc Samson nei fumetti Marvel, o, sempre per la Marvel, il bellissimo albo "X-Aminations" della run di Peter David di X-Factor; ma mai essa era entrata con tanta forza, mai essa era stata al centro di un evento così importante, mai essa era stata a cuore a personaggi tanto importanti.

Commenti

  1. Sei uno dei pochi a parlare bene di Eroi in crisi, io stesso l'ho apprezzata a metà però va detto che queste opere visionarie spesso inizialmente sono accolte tiepidamente, salvo poi essere apprezzate col tempo. Sarà così anche per il lavoro di King? Nel frattempo sta scrivendo una mini serie su Adam Strange, vedremo dove arriverà. Mr Miracle è un capolavoro, va detto chiaramente. Il suo Batman altalenante.

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    1. Completamente d'accordo. Io ho letto il primo numero di Strange Adventures, e non è affatto male! Il team creativo è lo stesso di Mister Miracle. Staremo a vedere

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