Qualche anno fa (sette per l'esattezza, quando avevo vent'anni e il mondo mi sembrava più divertente) scrissi queste brontolose considerazioni letterarie, paragonando il nostro Dante Alighieri all'inglese John Milton , l'autore - ma già lo sapete - del Paradiso Perduto : Milton aveva vergato, su un foglio, i vari argomenti da cui avrebbe potuto trarre un poema, e infine si era deciso per la cacciata dal Paradiso, considerandolo forse il più patetico e universale di tutti. E proprio qui, credo, sta la differenza tra questi due poeti: Milton ha dovuto elaborare i suoi versi su un canovaccio preesistente, grandioso e ampiamente conosciuto; Dante invece su uno nuovo (seppure ispirato a certi precedenti viaggi nell'oltretomba: ricordiamo Ulisse, che non poté leggere direttamente, Enea, Beda il Venerabile*...). Il personaggio Dante, al contrario del personaggio Lucifero, insomma, è creato ex novo : la sua grandezza (una delle sue grandezze) sta nel fatto che la storia