Le uniche storie di cui è lecito scrivere

Da che esiste la letteratura - dalla forma primitiva, cantata, a quella più moderna, accettiamo una definizione la più vasta possibile - l'uomo, che ha una mente portata alla classificazione, alla ricerca di forme e strutture, ha ragionato di cosa la letteratura potesse parlare. Elenchiamo alcune delle conclusioni a cui è giunto - siamo giunti, cioè.

La prima conclusione è fideistica. Nel 642 d.C., dopo la conquista araba dell'Egitto, il Califfo Omar ordinò che la biblioteca di Alessandria venisse distrutta. Fu solo una delle tante volte in cui la biblioteca venne distrutta, quindi non prendiamocela troppo. Famosa, e forse apocrifa, la sua motivazione. "Vi è un solo Libro, ed è il Corano. Se questi libri dicono la stessa cosa del Corano, sono superflui. Se Lo contraddicono, sono falsi. In ogni caso vanno bruciati".
Per Omar, stando a questa leggenda, le uniche storie di cui è lecito scrivere sono la storia della salvezza dell'uomo e della legge di Dio, che erano già contenute nel Corano, ma che altrettanto facilmente altri direbbero sono contenute nella Torah, o nella Bibbia, o in simili testi sacri. Difficile obiettare a questa logica illogica.

La seconda è una conclusione ragionata. Nel dodicesimo secolo il poeta e chierico (ma all'epoca i chierici erano qualcosa di ben diverso dagli ecclesiastici di oggi, e avevano molte prerogative di un laico) Jean Bodel, nella sua Chanson des Saisnes (Il Cantar dei Sassoni) scrisse che di solo tre materie un uomo doveva occuparsi, cioè di solo tre materie doveva cantare, o scrivere: la Materia di Bretagna (che è la mia preferita, il ciclo arturiano e le Cerche del Graal), la Materia di Francia (le imprese di Carlo Magno e dei Paladini, da sempre predilette dagli italiani) e la Materia di Roma (in cui cade più o meno tutto, dall'Età di Crono alla caduta dell'Impero, passando per Troia e Alessandro Magno). Ecco, da questi angusti confini già molte cose vengono tralasciate, e mica cose da poco: dal Cantar del Mio Cid al Beowulf alla Storia Sacra. Ma è una divisone che ha fatto storia, e ci piace ricordarla con affetto, dato che non possiamo ricordarla con accettazione.


Queste prime due conclusioni riguardavano ciò di cui è lecito scrivere; le prossime due, in maniera più lassista ma anche più stringente, ciò di cui è possibile scrivere. Risalgono entrambe al XX secolo. Le invertirò cronologicamente: nel racconto Il Vangelo Secondo Marco (e, mi pare, in una poesia, ma di questa non riesco a trovare il riferimento), Borges scrisse
[...] nel corso del tempo gli uomini hanno sempre ripetuto due storie: quella di un'imbarcazione sperduta alla ricerca di un'isola amata nei mari mediterranei, e quella di un dio che si fa crocifiggere sul Golgota.
Naturalmente Borges parla dell'Odissea e di tutti i nostoi, cioè i viaggi di ritorno degli eroi greci dopo la caduta di Troia; ma anche di tutte le cerche di cui scriviamo da che il mondo ha avuto inizio; e parla del Vangelo, ma anche del sacrificio come grande mito archetipico dell'Occidente.
Il racconto è del 1971, e a mio parere pecca di riduzionismo. Sono molte le storie che continuiamo a raccontarci, oltre queste. Allora passiamo ad altro.


La conclusione con cui sono più d'accordo viene da un libro del 1947, Of Worlds Beyond, una raccolta di saggi e interventi sulla fantascienza. Il saggio che mi interessa è di Robert Heinlein (famoso per cosucce come Fanteria dello Spazio, Universo e Straniero in Terra Straniera). Heinlein affermò che ci sono solo tre tipi di storie: "Un ragazzo e una ragazza si conoscono", "Il Piccolo Sarto" (il riferimento è, credo*, alla fiaba dei fratelli Grimm Il Piccolo Prode Sarto, una sorta di racconto picaresco in cui il protagonista, grazie a una fortuita incomprensione e a un'abbondante dose di astuzia, riesce a passare da sarto a eroe a re), e "Un uomo impara una lezione" (quest'ultima gli venne suggerita nientepopodimeno che da L. Ron Hubbard, il papà di Scientology - che, non dimentichiamoci, all'inizio della sua carriera scriveva libri di fantascienza di un certo successo). Sì, direi che le grandi tematiche della narrativa, da che mondo è mondo, sono queste - con la sola aggiunta, credo, del dio che si sacrifica sul Golgota.

Soddisfatto da questa ricerca, chiudo i miei libri e torno a scrivere una di queste storie, o la variazione di una di queste storie. 
E voi, Veri Credenti? Pensate che ci siano altri tipi di storia, oltre a queste, almeno altri tipi di storia di cui è lecito parlare? Io qualche idea ce l'ho, ma fatemi sapere, e ricordatevi di condividere l'articolo e di seguire il blog. Excelsior!



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*Purtroppo non ho letto la raccolta originale. Il riferimento l'ho trovato in un libro di Gaiman, The view from the cheap seats (in italiano, Questa non è la mia faccia).

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