Arduin il Rinnegato

Come vi avevo anticipato prima di Natale, sulla pagina FB del blog (se ancora non vi siete iscritti ecchevela), ho voluto comprare l'ultimo libro di Silvana De Mari, Arduin il Rinnegato. Avevo già parlato di De Mari qui e qui.
Che la De Mari, che un tempo amavo come scrittrice e rispettavo come pensatrice, ora sostenga posizioni opposte alle mie (islamofobia, omofobia, maschilismo, essere pappa e ciccia con Adinolfi), non ne ho mai fatto un mistero. Come non ho mai fatto mistero che la saga dell'Ultimo Elfo sia uno dei miei fantasy preferiti. Quindi, quando ho saputo che la Dr.ssa De Mari aveva pubblicato Arduin il Rinnegato, ufficialmente nuovo prequel della saga, mi sono chiesto se valesse la pena leggerlo - soprattutto dopo le mediocri prove di Haina, suo recentissimo ritorno al fantasy. Mi si era quindi presentato lo stesso dilemma che assilla molti cinefili dopo lo scandalo Weinstein e la successiva pioggia di denunce contro il jet set hollywoodiano: se depreco, anzi disprezzo, il comportamento di una persona, posso comunque godere del suo lavoro? Non so voi, ma io non ho ancora trovato una risposta soddisfacente a questa domanda. Credo che uno degli scopi dell'arte - uno degli scopi principali - sia creare la bellezza, e se un'opera d'arte è bella cosa importa chi l'ha creata? D'altra parte, come psicologo (ma neanche tanto come psicologo), penso anche che l'arte sia un'appendice della persona, e che la persona aiuti a interpretare l'opera d'arte: come posso ignorarla?

Una bella copertina, anche se l'artista non deve aver letto le descrizioni degli orchi contenute nei libri della De Mari

Anche stavolta ho ovviato alla domanda perché, semplicemente, il libro non mi è piaciuto. Da un punto di vista "artistico". Ma forse partivo prevenuto. Parliamone.

Trecento anni prima che Yorsh, l'ultimo elfo, incontrasse l'ultimo drago e desse inizio agli eventi che avrebbero posto fine alla spirale di violenza che attanagliava il suo mondo, con un sotterfugio l'Impero degli orchi riuscì a sconfiggere le legioni degli elfi e invase il regno degli uomini. Fu allora che un giovane guerriero orco, Arduink, per amore di una principessa umana tradì il suo popolo e si unì all'esercito nemico. Dotato del dono della preveggenza, Arduink riunì le città degli uomini e guidò le loro armate alla vittoria contro gli orchi. In seguito venne incoronato Arduin, Signore della Luce di Daligar, e ricordato per sempre come il più grande re che gli uomini abbiano mai avuto.
Questa è la trama del romanzo. Non spoilero nulla perché si sapeva già tutto, più o meno, fin dai tempi dell'Ultimo Elfo. Bene, ma com'è il libro in sé, che tra l'altro costa diciannove euro?
Non è male. Qui e là si incappa in ripetizioni che, non dico l'autrice, ma un buon editor avrebbe dovuto individuare prima della stampa. Frasi intere ripetute a distanza di poche pagine, con lo stesso identico senso, magari prima come principali e poi come subordinate di una principale. Una volta passi, due pure, ma alla terza o alla quarta il fastidio sale. Si trovano anche passaggi piuttosto affrettati. Come Arduink sia riuscito, entrando a Daligar a metà di una battaglia, a diventare capo delle truppe stanziate in città e a rispedire al mittente gli innumerevoli orchetti che già l'avevano invasa, rimane molto misterioso, anche perché lo scontro in sé occuperà sì e no un paio di paragrafi. Ma anche questo mi importa poco.
Mi preme segnalare che, nonostante le convinzioni ideologiche della De Mari, la metafora degli orchi come fondamentalisti islamici rimane ben riuscita, né più né meno che nei libri precedenti - e, anzi, è uno dei punti di forza di questa saga, saper parlare del presente senza darci l'impressione che l'autrice ci faccia l'occhiolino e ci dia di gomito di tra le pagine. Forse però qui si annida il problema. Come già avevo detto a proposito di Haina, ho l'impressione che la De Mari non abbia più nulla di nuovo da scrivere. Non c'è nulla qui dentro che lei non avesse trattato prima, e meglio. Se a questo si aggiungono le imprecisioni cui accennavo di sopra, mi capirete quando dico che ho abbandonato la lettura del romanzo a pagina 272 (di 473). Non l'ho buttato da parte con lo schifo in bocca, no. Più semplicemente non vedevo motivi per andare avanti. Il bello stile che la Dr.ssa De Mari aveva, e che mi aveva conquistato, non lo trovavo più (non che il libro in sé sia scritto male: è anzi scritto in maniera... competente), e per quanto riguarda i contenuti già mi sembrava di averli assimilati tutti una manciata di anni fa.


Concludiamo con una stretta di spalle. Arduin il Rinnegato non lo si può definire un brutto libro, ché già sarebbe una soddisfazione scagliarsi contro un brutto libro. Invece niente. Se ce l'avete, dategli una scorsa. Se siete fan della De Mari, provate anche a recuperarlo. Ma se doveste partire da zero, è da irresponsabile preferire questo a L'Ultimo Elfo (e al resto della cosiddetta Saga degli Ultimi: L'Ultimo Orco, Gli Ultimi Incantesimi, L'Ultima Profezia del Mondo degli Uomini). Seguite il mio consiglio: leggete la prima ondata fantasy della De Mari. Fatevi questo regalo.

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