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Visualizzazione dei post da 2016

Vivere (d)i libri: X-Mas List

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In occasione del Natale, ecco un appuntamento speciale con Vivere (d)i libri.  Questa volta non parlerò dei libri che ho letto o di quelli che sto leggendo, ma di quelli che prima o poi vorrei leggere. Anzi, se tra voi c'è qualcuno che vuole farmi un regalo... ♥ Attenzione, però! Questi non sono libri che si trovano su Amazon. Sono libri molto  particolari . In che senso? Be', scopriamolo! PRIMO REGALO: UN LIBRO DI POESIE DI DANTE GABRIEL ROSSETTI (TRADOTTO) CHE COSTI MENO DI VENTI EURO Sono anni che lo cerco. Sono riuscito a mettere le mani solo su raccolte minori compilate da persone prive di criterio (e di gusto). Allora mi chiedo se sia così assurdo sperare che prima o poi qualche Casa Editrice decida di pubblicare in economica e in italiano le opere di Dante Gabriel Rossetti . Rossetti fu un poeta e pittore inglese di origini italiane. C'è chi ha detto di lui che fosse un pittore troppo buono per essere un grande poeta, e un poeta troppo buono per essere un

La teoria dello Shakespeare bicamerale

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Come promesso settimana scorsa, si torna a parlare di Westworld , la fortunata serie HBO che ha spaccato in due il pubblico, ma che personalmente ho apprezzato molto - più, lo ammetto, per quello che suggerisce che non per quello che dice. In questo articolo rispondevo a tutti coloro che accusavano lo show di essere troppo irrealistico, perché pieno di personaggi antisociali; ovvero a chi tacciava l'idea di un West World di immoralità. Oggi voglio affrontare un discorso diverso, di quelli che mi hanno fatto dire che Westworld è un telefilm psicologico-filosofico: l'onnipresenza ideale di William Shakespeare . SHAKESPEARE E IL VECCHIO WEST Westworld è ricco di citazioni tratte da drammi shakespeariani. Questo lo si nota in particolare nei primi episodi. Le citazioni emergono generalmente a segnalare i momenti di svolta del processo attraverso cui gli androidi raggiungono l'autocoscienza, o perlomeno la consapevolezza di loro stessi. Il primo personaggio che cita Shak

Questi violenti piaceri

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Westworld è una serie HBO  del 2016, liberamente tratta dal film Il mondo dei robot del 1973. Il film è stato sceneggiato e diretto da Michael Crichton , che, come saprete, ha scritto anche lo spielberghiano  Jurassic Park . E  Il mondo dei robot  è molto simile a Jurassic Park : entrambi ruotano attorno a un parco giochi pieno di attrazioni futuristiche, meta di ricchi annoiati, che diventa un inferno quando le attrazioni decidono di ribellarsi ai loro creatori (/divorarli). La differenza è che qui le attrazioni non sono dinosauri ma robot, virtualmente indistinguibili dagli umani. Cosa fanno questi robot? Sono programmati per impersonare cowboy, prostitute, sceriffi, e tutto quello che ci viene in mente quando pensiamo al vecchio west. Ci sono altre sezioni del parco, ad esempio Medieval World, ma il focus dell'azione, sia nel film che nel telefilm, è il West World. Il telefilm, dicevo, parte dalla stessa premessa del film, il campo di divertimenti, ma ha un'evoluzione mol

Shakespeare e Lear - ovvero i pensieri di un giovane scrittore

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I festeggiamenti per il quattrocentesimo dalla morte di Shakespeare non sono ancora terminati, ma io non ho quasi portato avanti il mio progetto di divulgazione sul blog. Questi sono, per ora, gli unici contributi che ho dato col mio piccolo studio del Bardo. Oggi vedremo di rimediare con qualche parola, sempre in piccolo, sempre in proporzione alle mie capacità. Tempo fa stavo leggendo un articolo sul Re Lear . Fino a qualche anno fa condividevo l' opinione non proprio lusinghiera di Tolstoj sul Re Lear , ma nel frattempo l'ho cambiata in maniera radicale. Ora credo - come la maggior parte delle persone - che si tratti di uno dei massimi drammi di Shakespeare. Nell'articolo che stavo leggendo, dicevo, si discuteva della misteriosa scomparsa del Matto. Chiunque veda per la prima volta la tragedia rimarrà stranamente confuso (almeno, io sono rimasto confuso) dalla scomparsa del Matto, da un atto all'altro, così, senza spiegazione. Dov'è il Matto? contin

Imparare a scrivere creativamente

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Giovedì ho tenuto la mia prima lezione di Scrittura Creativa . Da docente, non da discente. Dove? Presso l'Università della Terza Età della mia città. Ho presentato curriculum, piano del corso e lezione di prova, e il Consiglio ha accettato di farmi tenere il corso.  La nostra Università è una realtà importante, di cui dovremmo essere orgogliosi: quest'anno contiamo circa 1000 iscritti e quasi 80 corsi, di cui circa 40 laboratori (di inglese, francese, tedesco, ebraico, computer...). Io credo nell'istruzione, anche per i pensionati. Per parlare da neuropsicologo (che palle, lo so!), ogni minuto di studio è un muro alzato che ci difende dal decadimento cognitivo. Per non dire che serviamo anche molti non-pensionati, persone che cercano di reinventarsi e acquisire skill per il mondo del lavoro. Il tutto con un costo annuo di iscrizione di 50 euro che dà libero accesso a tutti i corsi. Magari insegnassi in un'aula del genere! I miei alunni si sono mostra

Il Collegio Invisibile

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Sabato ho partecipato a un incontro, organizzato dalla Dott.ssa Mossa e dalla Dott.sa Volpi , sul ruolo dello storytelling in terapia (un argomento a cui sono particolarmente interessato). Non è il primo incontro che faccio su questo tema, ma finora è stato il più interessante. Nel corso del pomeriggio passato assieme, io loro e altri cinque partecipanti, un'ora e mezza è stata impiegata a scrivere una storia. Ho mostrato a un gruppo di persone conosciute da poche ore soltanto il mio privatissimo metodo di scrittura (TM): camminare avanti e indietro in una stanza, borbottando tra me e me fino a quando non ho trovato la soluzione giusta. Per dire! Questa è la storia che ho scritto quel pomeriggio. La parte di Scrittura in  Psicologia e Scrittura . Non è, al contrario di quello che hanno fatto gli altri partecipanti, un racconto autobiografico - nei limiti in cui qualunque testo possa non essere autobiografico. Questo perché io sono fatto al 70% di resistenza. Non vi dico il tema

Cosa leggo questa settimana: Crisi sulle Terre Infinite

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Non voglio saltare l'articolo del lunedì, ma mi rendo conto di non avere abbastanza tempo per elaborarne uno da zero. Crisi totale. La soluzione? Facile: torna il Cosa leggo questa settimana , l'appuntamento di Vivere (d)i libri in cui vi dico cosa io sto leggendo in questo periodo, e quale idea mi sono fatto dei libri che sto leggendo. Ma dato che, come dicevo, sono sempre abbastanza impegnato, sappiate che stavolta sto anche leggendo poco (STRAGULP!). Per l'esattezza, sto leggendo MARY POPPINS di Pamela Lyndon Travers Come potete vedere qui , sono un rispettabile lettore di libri per bambini. C'è un'onestà, o almeno è richiesta un'onestà, nei libri per bambini, che difficilmente trovo in quelli per adulti. E poi c'è sempre tanta tanta meraviglia - che è poi quello che cerco in un'opera di narrativa. Qualche giorno fa mi sono reso conto di non aver mai letto Mary Poppins , e sono subito corso ai ripari. Ci mancherebbe, un libro tanto importan

Teresa Hagendorfer

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Torna una rubrica storica di questo blog, le Interviste Psicologiche . Per chi non lo sapesse, sono dialoghi che instauriamo con artisti e in cui cerchiamo di indagare i punti d'incontro tra arte (Arte) e psicologia (Psicologia con la maiuscola la posso mettere? Be', in fondo il mio corso di laurea ce l'aveva maiuscola. Non vedo perché non dovrei metterla anche io). Oggi intervisteremo la scrittrice Teresa Hagendorfer. Analizzeremo con attenzione particolare un suo racconto, Irish , nato durante un percorso psicoterapeutico. Vamos a cominciar! La scrittrice Teresa Hagendorfer Questa è la prima volta che, nelle nostre interviste, ci rivolgiamo a un artista che non sia anche psicologo (o che non abbia fatto studi specialistici di psicologia). Quindi ti chiedo una breve presentazione: il tuo nome - proprio come se non fosse il titolo di questa intervista -, i tuoi studi, cosa fai nella vita e come sei arrivata alla scrittura. Nell'ordine che preferisci! Mi chia

Mamma RAI e la parità

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Ieri, domenica 30 ottobre 2016, la puntata di Uno mattina in famiglia si apriva con un servizio sulla preoccupante demascolinizzazione degli uomini italiani. Lo spunto per il servizio lo offriva  un articolo dell'Huffington Post. Nell'articolo appare un intervento molto intelligente della sessuologa e psicoterapeuta Maria Claudia Biscione  e, a seguito, un elenco di sei "mosse" per "gestire gli uomini che si comportano da donne" di Veronica Mazza, che invece non definirei affatto intelligente. Tra i consigli per le donne che non si accontentano di uomini demascolinizzati ci sono "non trasformatevi in un uomo: attente a sovrapporvi a quello che dovrebbe fare lui" e "ponete un limite al suo lato femminile". A me suona un po' come "l'uomo deve fare l'uomo e la donna deve fare la donna, la parità va bene fuori dal letto e i ruoli in una relazione devono rimanere stabili e ben chiari". Mi sbaglierò. Uno mattina in

C'è chi non vuole sentir parlare di femminicidio

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Nel grande mondo dei social, ormai, è qualche tempo che si discute sulla legittimità della parola "femminicidio". Del resto sui social siamo un po' tutti studiosi di linguistica. C'è ad esempio una corrente di pensiero che sostiene che "femminicidio" sia una parola priva di valore. Già la parola "omicidio", che deriva da "homo" nel senso di "umano" e non di "uomo maschio", conterrebbe in sé il significato di femminicidio, cioè di assassinio di donna. Alcuni affermano quindi che la parola "femminicidio" sia femminista (spregiativo), voluta dalle lobby femministe (sempre spregiativo) per sviare l'attenzione del pubblico verso il mondo circoscritto della violenza sulle donne. O qualcosa del genere. Fonte  Facebook Altri, un po' più sensatamente, sono preoccupati all'idea che usare una parola a parte, come dire laterale, possa far pensare a una differenza di gravità tra essa e un qualunque altr