Lupo solitario ed io (#1: I Signori delle Tenebre)

Lupo Solitario (in originale Lone Wolf) è una serie di trenta librogame scritta da Joe Dever e terminata, dopo la sua morte, dal figlio Ben e da Vincent Lazzari, che si sono mantenuti virtualmente fedeli agli appunti di Joe. La Vincent Books ha il merito di averli ritradotti in italiano, e di averli resi facilmente disponibili in libreria. L'apparato strutturale, la grafica, la copertina si segnalano per una notevole cura, quella che conferisce all'oggetto-libro la sua normale bellezza: sono molto diversi dai vecchi librogame che circolavano quando ero piccolo e prima che nascessi, alti e sottili, con bande di colori sgargianti, che cercavano in tutti i modi di segnalarsi come prodotti per bambini. Giustissimo aver restituito dignità al mezzo, e di questo siamo grati alla Vincent Books. Andate a cercarla se volete iniziare le avventure di Lupo Solitario, o se più in generale volete conoscere una Casa Editrice che offre prodotti di qualità.
Ora, cos'è un librogame? In quest'epoca barbara esisterà chi se l'è dimenticato. Si tratta di un libro in cui, a seconda delle tue scelte di lettore, vieni sbalzato da un paragrafo all'altro, rischi continuamente di morire o di finire in un vicolo cieco, devi combattere contro un buon numero di nemici e alla fine, se sei bravo e fortunato, riesci ad arrivare al paragrafo conclusivo, a superare l'avventura, e sei pronto per la prossima. Come nella vita vera. Alcuni librogame ti permettono di creare il tuo personaggio, che sarebbe poi il protagonista della storia, come in un gioco di ruolo - anche se con meno libertà di movimento, visto naturalmente che la narrazione flessibile di un, ad esempio, Dungeon Master è per forza di cose sostituita da una narrazione più rigida adottata dall'autore. Da piccolo avevo giocato a un paio di librogame tratti da classici del romanzo gotico: uno su Frankenstein* e uno su Dracula. Li avevo giocati prima di aver letto i libri originali. In tutti questi anni mi hanno lasciato un buon ricordo, anche se non credo di averli mai finiti.
Qualche settimana fa, non so neanche io perché, mi ha assalito la voglia di prendermi un pomeriggio libero - niente lavoro, niente studio, niente teatro, niente scrittura, niente di niente insomma - e dedicarlo a un librogame. Ma di quale serie? Di Lupo Solitario, naturalmente, da molti definita la miglior serie in circolazione, e per di più con un'ambientazione Fantasy classicheggiante, di quelle che, chi segue il blog lo sa, mi stuzzicano assai. Se volete saperne di più vi rimando a questo articolo che mi aveva segnalato l'esistenza della serie - a me, che appartengo a una generazione che i librogame li ha visti solo di sfuggita.


Forse vi chiederete perché abbia scelto un librogame. Perché non un videogioco, già che c'ero? Ce ne sono molti di eccellente qualità. The Elder Scrolls, Dragon Age, The Witcher, solo per citare i tre fantasy più famosi. Ma a dire il vero io non sono mai stato un nerd dei videogiochi, e capita spesso che li abbandoni dopo poche ore. Per me è paradossalmente più facile immergermi in un libro - e la sensazione di immersione, di calarmi nei panni del personaggio, qui è fondamentale - se l'autore è capace di fare il suo mestiere, se fa un uso intelligente dei dettagli sensoriali e se spiega con la giusta attenzione le azioni che si svolgono in scena. Joe Dever è sicuramente questo tipo di autore. Inoltre c'è un altro motivo, che spiegherò più avanti, che mi ha fatto preferire un librogame a un videogioco.
Non voglio fare una recensione del libro. Voglio raccontarvi la mia avventura nell'ambientazione I Signori delle Tenebre, primo volume della Serie Kai di Lupo Solitario. Prima di iniziare volete uno spoiler, sapere se mi sono divertito? Sì, mi sono decisamente divertito.

IL GIOCO
Ho giocato a Lupo Solitario per circa due ore prima di raggiungere il paragrafo finale. In queste due ore sono morto due volte - una perché non ricordavo una sequenza numerica apparsa in alcuni paragrafi precedenti, e l'altra perché, saltando da un tetto all'altro, ho sbagliato mira e mi sono spiaccicato al suolo.
Nota a parte: in un librogame la morte può essere molto più traumatica che in un videogioco. Nel secondo ormai è normale salvare in continuazione e ricominciare dal punto giusto; ma se muori in un libro allora devi sottoporti a un lavoro di recupero dei paragrafi precedenti, in modo da capire come fare per sopravvivere**. Girare a destra invece che a sinistra, cercare l'oggetto speciale che ti permetterà di aprire la serratura... C'è chi si perde per sempre in questi meandri. Quindi un consiglio: segnatevi tutti i paragrafi (sono numerati) man mano che li percorrete. Io aggiungo una "X" a quelli in cui c'è stato un combattimento, in modo da usarli come punti di riferimento e avere una mappa un po' rudimentale del mio percorso.
Il mio personaggio, il cavaliere Kai Lupo Solitario, ha iniziato la sua avventura con quattro monete d'oro, 10 in combattività (il punteggio più basso possibile) e 29 in resistenza (neanche a farlo apposta, stavolta il punteggio più alto)***. Da queste statistiche me lo sono immaginato come un ragazzo di stazza generosa, abituato alle fatiche, ma un po' distante da tutto quell'universo marziale dei cavalieri, a cui pure era stato addestrato al meglio delle sue capacità. 
C'è da ricordarsi che i cavalieri Kai - Ramas, nella vecchia traduzione - sono metà guerrieri e metà mistici psionici, e all'inizio del tuo percorso devi scegliere cinque tra dieci discipline preternaturali insegnate dai Maestri, che ti agevoleranno durante l'avventura. Insomma, devi scegliere quali classi hai frequentato alla scuola Kai. Io ho scelto Sesto Senso, che mi permette di intuire pericoli e in generale di avere una marcia in più nelle situazioni inaspettate; e Guarigione, che mi permette di rigenerare un punto resistenza - in pratica i punti vita - per ogni paragrafo in cui non sono coinvolto in combattimento. Quindi, per massimizzare la mia bassissima combattività, da cui semplificando dipendono gli esiti degli scontri, ho scelto Psicolaser, che permette di aumentarla di 2 nel caso l'avversario non ne sia immune, nonché di lanciare colpi psichici di bassa potenza; e Maestro di Scherma (ho rollato casualmente la specializzazione Lancia), che mi permette di assommare ulteriori due punti nel caso combattessi con quest'arma. Ero poi indeciso tra tre discipline: Caccia, che avrebbe favorito la mia sopravvivenza nei luoghi selvaggi e mi avrebbe permesso di procurarmi da solo il mio cibo, Psicoschermo, che mi avrebbe protetto dall'eventuale capacità Psicolaser dei miei nemici, e Telecinesi, che è un po' l'asso piglia tutto, nel senso che è sempre utile poter muovere gli oggetti con la mente. A quel punto, per decidere, ho riflettuto sul mio personaggio. Già me lo immaginavo timido, posato, disinteressato all'arte di far del male al prossimo suo e più orientato verso ciò che è misticume nell'Ordine Kai, non molto portato al combattimento a mani nude ma entusiasta cultore dell'eleganza marziale della sua arma preferita. Me lo figuravo un po' come un Cavaliere Jedi, ecco, con una lancia al posto della spada laser. Per essere coerente con quell'immagine m'è venuto facile scegliere Telecinesi. 
A quel punto l'avventura ha avuto inizio.


DUE ORE DOPO...
Ho finito il libro con le mie solite 5 discipline e un punteggio di 10 in combattività, ma solo 16 in resistenza (avevo appena affrontato e sconfitto una specie di Ghost Rider mutaforma, il boss finale di questo volume), con 7 monete d'oro in saccoccia, una lancia +1 alla combattività recuperata dall'armeria personale del Gran Maestro dell'Ordine Kai, e una pozione Alether nella bisaccia che avrebbe aumentato di 2 la mia combattività se mi fossi ricordato di berla prima del combattimento. 
Il libro è enorme: 550 paragrafi e un numero imprecisato di pagine (per aiutarsi a cercare il punto esatto, ogni pagina riporta i numeri dei paragrafi), ma il mio gioco è durato solo due ore. Ho esplorato pochissimo dell'immenso mondo che Joe Dever aveva preparato per il libro. Come mai?
Ci ho messo poco tempo, innanzitutto, grazie alla disciplina Kai della Guarigione. Sarei morto decine di volte se non avessi potuto rigenerare la mia resistenza tra un combattimento e l'altro. Una volta, passati un paio di paragrafi ad affrontare quattro nemici, due dei quali piuttosto forti, ero miracolosamente rimasto con solo 1 punto in resistenza. Guarigione è stata la miglior scelta che potessi fare tra le discipline base, se volete il mio parere.
Soprattutto, ho risolto il librogame in poco tempo per via di quello di cui vi parlavo prima, l'immedesimazione. In un videogioco, e credo che questo sia vero per la maggior parte di noi, facciamo abbondante metagioco, cioè giochiamo tenendo presente le regole della situazione. Io perdo molto tempo ad accettare le side quest, in modo da aumentare il mio inventario e livellare più frequentemente, e insomma per prepararmi alle sfide della quest principale. Inoltre esploro molto, e non c'è un cadavere che non frughi, o una cassa che non scassini. Bene: c'è la possibilità di fare tutto questo anche nella serie Lupo Solitario, ma io non ne ho mai avuto davvero voglia. Davanti a un nemico che attaccava mi sono sempre difeso e non sono mai scappato, né ho mai lasciato qualcuno da solo quando aveva bisogno di aiuto. Mi era sembrato contrario all'immagine del personaggio che mi ero fatta, di un giovane eroe abbastanza classico. Ma non ho mai esplorato, non ho mai seguito una via rispetto a un'altra solo per divertirmi, e quando potevo evitare gli scontri prima che scoppiassero l'ho fatto (grazie, Sesto Senso!). Questo perché i miei Maestri mi avevano affidato una missione, e dal buon esito della mia missione dipendeva la vita di molte persone****.
Il mio personaggio ha un buon cuore, ed è un allievo, anche se un po' distratto, decisamente fedele al suo Ordine. Non sarei mai stato così coerente in un videogioco, né mi sarei appassionato tanto. Sono arrivato alla fine del libro seguendo un percorso abbastanza lineare, aiutandomi con la (bellissima) mappa del mondo dietro la copertina, senza aver collezionato item speciali, di cui pure sono sicuro fosse ricca l'ambientazione. E devo dire che sono soddisfattissimo così.

IN CONCLUSIONE
Non vedo l'ora di continuare l'avventura contro i Signori delle Tenebre. Alla fine di ogni libro si livella, e si aggiunge una nuova disciplina Kai alla rosa delle proprie scelte (la prossima volta penso che, sempre per coerenza, sceglierò Psicoschermo). Inoltre si mantengono, credo, tutti gli item acquisiti nel libro*****. Io, come sapete, ne ho pochi, ma non avrei voluto che andasse diversamente.
Ci rivediamo con la Serie Kai vol. 2, Veri Credenti: Traversata Infernale. Sperando di farcela.

AVVENTURE SUCCESSIVE


____
*In cui, nota di classe, potevi scegliere se impersonare il Dottor Frankestein oppure il mostro.
**Da notare che, a rigor di logica, per completare un librogame si potrebbe ripetere un combattimento fino a superarlo; e che, sapendo questo, per salvare tempo e pazienza si può considerare ogni combattimento automaticamente superato. Ma questo significherebbe barare, e ci si perderebbe tutta l'adrenalina di uno scontro. Il mio consiglio è, se muori in un combattimento, rimani morto per un po'. Insomma, chiudi il libro e fai qualcos'altro. Non è come morire davvero, e alla fine supererai anche quest'ostacolo, ma almeno un po' d'ansia per i combattimenti ti sale. Quando ti imbatti in un nemico e hai pochi punti vita te la godi di più.
***Tutte queste statistiche vanno calcolate all'inizio del librogame estraendo numeri casuali e poi sommando i bonus di classe, in maniera non dissimile da quello che succede in DnD.
****C'è un altro motivo, in effetti: in un librogame non puoi avanzare furtivamente e, nel caso, dartela a gambe levate. Passi da un paragrafo all'altro secondo il tuo umore, ma è l'autore a scegliere in che modo, e con quali esiti. Perciò bisogna essere cauti.
*****Fermo restando che si può iniziare a leggere Lupo Solitario da qualsiasi volume, generando il personaggio all'inizio di ogni avventura, è sicuramente più bello seguire la sua crescita dall'inizio alla fine.

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