Aristotele e l'Osservatore


Uatu è un esponente dell'antica razza degli Osservatori, alieni immortali dotati di una tecnologia talmente avanzata da renderli poco meno che dèi, che hanno giurato di osservare lo svilupparsi del Multiverso senza mai interferire. 
Uatu, gigante glabro che si erge da pari con le Entità Cosmiche, appartiene all'Universo Marvel canonico, sebbene abbia più volte dimostrato la capacità di gettare sguardi incuriositi al di là della limitata dimensione di Terra-616, o, comunque, grazie ai suoi potenti macchinari, di valutare come queste dimensioni What if possano essere (e se Capitan America fosse nato durante la Guerra di Secessione, ad esempio?). La sua prima apparizione risale a Fantastici Quattro n°13, dell'ormai antidiluviano 1963. Porta la firma di Stan Lee e Jack Kirby. Nel tempo Uatu, l'Osservatore che abita la Zona Blu della Luna, è diventato uno dei pilastri dei fumetti Marvel.
Ora, stavo leggendo alcuni passi dell'Etica Nicomachea, quando mi è parso che ci fosse più di un parallelo tra il pensiero di Aristotele e questo strano semidio dei fumetti. Non so se Lee/Kirby l'avessero in mente, quando l'hanno creato; ma è anche vero che la filosofia aristotelica ha tanto impregnato la cultura occidentale che è facile riferirsi a essa senza saperlo. Secondo lo stagirita le virtù - che sono da un certo punto di vista lo scopo dell'etica umana, ma anche il suo mezzo per giungere a quello scopo sopra gli scopi che è la felicità in quanto virtù - si dividono in due tipologie: quelle etiche e quelle dianoetiche. Le virtù dianoetiche sono quelle relative alla ragione più che al nudo comportamento, e sono coronate dalla contemplazione intellettuale che è lo scopo proprio dell'uomo così come, ad esempio, il volo è lo scopo proprio dell'uccello; questo a imitazione dell'attività divina che è la contemplazione di sé, cioè di Dio*. Insomma, per farla breve è l'osservazione filosofica dei principi primi, e in quanto tale la ricerca della Verità, lo scopo ultimo dell'uomo, e il sentiero che porta all'autentica felicità. Tra l'altro un bel tirar l'acqua al proprio mulino, dato che Aristotele di mestiere faceva proprio il filosofo, eh, e l'insegnante per altri filosofi! Ma si scherza, non prendetevela. 
Comunque è chiaro il punto.


Adesso arriva la parte interessante. Il nome che assume la virtù contemplativa è sapienza, ma la sapienza non si erge da sola. In opposizione alla politica di Platone (morale e politica sono inscindibili in Aristotele, perché la felicità è raggiungibile solo col favore della società, della città, della costituzione), che credeva che i filosofi dovessero governare, Aristotele afferma che non è la sapienza a rendere le persone per prima cosa brave persone, e come seconda cosa bravi politici (e insomma qui ci arricchiamo con contributi dalla Politica). Introduciamo adesso le virtù etiche, che l'Etica Nicomachea  a dire il vero introduce per prime; esse sono essenzialmente, proprio per ridurle all'osso, abitudini che ci imponiamo per dominare gli impulsi e perseguire ciò che è il giusto mezzo. Esempio: il coraggio è il giusto mezzo tra la paura e la temerarietà; la giustizia invece, che è la virtù etica più importante, sta tra il guadagno e la perdita. Saper padroneggiare il giusto mezzo si collega non alla sapienza ma alla saggezza, o prudenza (che però in sé non è un'abitudine ma una virtù della ragione, e in quanto tale dianoetica). Le due forme di virtù sono indipendenti, sebbene la seconda sia subordinata alla prima in una scala gerarchica della morale.
A noi lettori Uatu non interessa nella sua funzione di sapiente, cioè semplice Osservatore; bensì in quella di saggio, cioè nella sua capacità di agire convenientemente in relazione al bene e al male. Uatu, al contrario dei suoi consanguinei, spesso infrange il giuramento che lo vorrebbe osservatore impassibile, e interviene in prima persona nelle vicende dell'umanità, per salvare lei o i suoi protettori dalla catastrofe. 
Piccola parentesi fumettistica. Forse vi chiederete perché gli Osservatori pratichino questo rigido codice di non expedit universale, dato che non è intrinseco alla loro natura di alieni. Ecco, non fu sempre così. Un tempo, eoni prima della nascita dei Fantastici Quattro, la loro razza condivise la propria tecnologia con un pianeta primitivo, con intenti umanitari; ma esso non seppe usarla... con saggezza e ne venne distrutto. La paura che un simile evento potesse ripetersi, e che la responsabilità fosse di nuovo la loro, li spinse nelle braccia di un totale ascetismo etico. 
Uatu non è d'accordo. Fu suo padre, Ikor, a capo della delegazione che concesse la tecnologia degli Osservatori al pianeta distrutto; e da allora Uatu cerca un altro pianeta (naturalmente noi sappiamo che è la Terra), purché sia degno di salvezza, con cui poter condividere gli immensi poteri che gli sono propri. Con la giusta saggezza stavolta. 
Da ciò consegue che, in età contemporanea, Uatu sia il solo tra gli Osservatori a coltivare le virtù etiche oltre a quelle dianoetiche**.


ATTENZIONE: SPOILER SULL'OSSERVATORE
In un recente evento architettato dallo sceneggiatore Jason Aaron, Original Sin, Uatu muore. Viene assassinato. Il suo posto viene preso proprio dal suo assassino, che è Nick Fury. Tra l'altro mi è sempre piaciuto il gioco di parole dell'evento: Original Sin in quanto Peccato Originale, caduta, ma anche in quanto Original Seen, participio di to see, vedere o osservare (e al cadavere di Uatu, l'Osservatore, sono stati strappati gli occhi); ma anche capire, comprendere, che è poi quello che voleva Aristotele, quella sapienza dal cui albero Adamo ed Eva hanno colto il frutto, commettendo per l'appunto il Peccato Originale ecc. ecc., che al mercato mio padre comprò. 
Per rispondere allo stagirita, e usando la vicenda di Uatu/Nick Fury come esemplificativa, bisogna dire che nessuno dei due è mai parso troppo felice della propria illimitata contemplazione del Vero. No, nient'affatto. E mi spiace, Aristotele, ma quello che dicono i fumetti Marvel per me è la Bibbia.



________
* E Dio è non solo motore immobile che ci attrae come causa finale, o Sommo Bene, ma per l'appunto pensiero di pensiero (cfr. anche la Metafisica).
** Non è facile riassumere le riflessioni di Aristotele nel campo della morale in un post che parla di fumetti e che voglia rimanere accessibile a tutti. Se qui e là ho semplificato troppo, oppure se ho fatto collegamenti che a un autentico filosofo paiono strani, oppure ancora se ho mischiato arbitrariamente contributi lontani di Aristotele, me ne scuso. Per tutto ciò che non è chiaramente esplicito nel testo mi sono fatto forza di certi scritti del Prof. Roberto Radice, che è professore ordinario di Storia della Filosofia Antica all'Università Cattolica di Milano, sperando di non averli travisati.

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