La Confraternita delle Librerie

Appartenere alla Confraternita delle Librerie (io vi appartengo da quando avevo otto o nove anni) significa essere quel tipo di persona che, quando vede una libreria lungo la strada, non riesce a resistere all'impulso di entrarci. O, se ci riesce, lo fa a prezzo di enormi fatiche.
Se anche voi fate parte di questa sublime massoneria, riconoscerete facilmente i vostri confratelli da tutta una serie di indizi. Innanzitutto, sono quelli che introducono surrettiziamente libri in ogni conversazione. Oh, guarda, è arrivato il luna park, come in quel romanzo di Bradbury, come si chiamava? Il popolo dell'autunno. Dio, vorrei che lo ristampassero in fretta. Poi sono quelli che, ovunque vadano, in vacanza o in viaggio di lavoro o solo in giro la domenica pomeriggio, si guardano sospettosamente attorno come in un romanzo di Spillane, perché sono alla ricerca di una libreria. E quando la trovano non possono fare a meno di chiederti se ti va di fermarti un attimo, solo per vedere quello che hanno. La cosa la si può anche rivoltare, ed è vero che i confratelli - i veri confratelli - sono capaci di associare ogni fermata della metro a una libreria, e spesso allungano volontariamente il tratto da fare a piedi, per raggiungere la propria meta, in modo da poter passare da quella Feltrinelli là, che è proprio ben fornita.


Avrete capito che questo è un articolo sulle librerie. Le librerie fisiche, nel particolare. Badate che non sono un reazionario, e anzi uso tranquillamente IBS per gli ordini importanti, quando so che libri voglio ma non mi va di uscire, andare nella mia libreria di fiducia, chiedere se ce l'hanno, e se non ce l'hanno aspettare i tempi per ordinarlo, oppure decidere di tradire il mio libraio e fare un giro negli altri negozi. Eppure c'è un indubbio piacere, che non è olfattivo ma è sicuramente sensoriale, nell'entrare in una libreria, quando si ha un po' di tempo, cercare sugli scaffali le ultime uscite, oppure trovare qualcosa che non sapevamo esistesse ma che scopriamo all'improvviso ci serviva, o anche solo spiare cosa cercano gli altri clienti, e prendersi qualche minuto per sfogliare un libro che sai essere brutto, e come è divertente vedere quanto è brutto. Poi alla fine esci sempre con un paio di libri sottobraccio, una o due volte al mese, e hai la sensazione che quella libreria lì stia aperta solo grazie al tuo generoso contributo, e anche questo contribuisce a farti sentire più a tuo agio quando ci torni.
Io amo le librerie. E come tutti gli appartenenti alla Confraternita, conservo io nel cuore i ricordi di alcune di loro che mi sono particolarmente care. Credo che, se non ci fossero state, o se nessuno mi ci avesse portato, quando ero piccolo, ora sarei una persona diversa. Perciò preparatevi a un tour nel viale dei ricordi: i miei.


UNO: IL TENDONE FIERISTICO 
Fu lì, per quanto riesca a ricordarmi, che comprai il mio primo libro. Mi ci portò una vicina di casa che mi faceva da baby-sitter quando i miei genitori lavoravano e i miei nonni avevano i loro propri misteriosi problemi (più tardi scoprii che la nonna soffriva di disturbo bipolare). Ricordo questi due tendoni bianchi, con tavoli su cui erano ammucchiati libri di tutti i tipi, e piccoli percorsi pedonali per passarci in mezzo. Non so che fiera fosse; ma so che, ogni tanto, quando sono fortunato, se mi trovo in giro in città vedo di nuovo i tendoni, e in onore di quel primo acquisto non posso fare a meno di infilarmici dentro e arraffare qualcosa.
Quando ero un bambino i miei gusti erano semplici. Se c'era un drago disegnato sulla copertina, il libro faceva al caso mio. Un po' questo è rimasto vero, ma adesso prima di comprarlo sfoglierei una o due pagine all'interno. Ero stato attratto dai libri della serie Dragonlance, pubblicati dall'ormai defunta Armenia; mi scoraggiava però il fatto che fossero tutti il Libro 2 delle Cronache, il Libro 3 delle Leggende... Non mi piaceva l'idea di iniziare in medias res, né quell'altra idea che, se mi fosse piaciuto il libro, avrei dovuto comprare anche tutti gli altri per vedere come finiva. In famiglia non siamo dei gran spendaccioni, e devo ringraziare i miei genitori per aver quasi sempre ignorato questa regola quando si trattava dei libri. Comunque, alla fine misi le mani su uno splendido volume rilegato comprendente tutta la trilogia de Le Cronache di Dragonlance. Un'indagine su una manciata di altri volumi mi convinse (a ragione) che quelli erano i primi in assoluto. E poi sulla copertina c'era un bellissimo drago rampante, un guerriero in armatura e un mago vestito di rosso. Chiesi alla mia baby-sitter se potevamo prenderlo, e lei, che era spaventata da un numero spropositato di cose ma fortunatamente non dai libri, guardò prima il prezzo, con diffidenza, e mi concesse quella piccola benedizione.
Fu l'inizio.


DUE: UNA LIBRERIA CHE NON ESISTE PIÙ (E MI MANCA MOLTO)
Una volta scoperto che, quando mi mettevano qualcosa da leggere in mano, mi tranquillizzavo e stavo seduto sul divano per qualche oretta (non che fossi mai stato un bambino rumoroso, anche se vivace sì; ma, come vi dicevo, quella mia baby-sitter aveva paura di molte cose, e preferiva che io stessi in casa circondato dai cuscini), venivo accompagnato molto più spesso in libreria.
Ce n'era una - adesso non esiste più, l'hanno sostituita con un bar che serve aperitivi mediocri, e tanto peggio per tutti - in cui mi portavano quando eravamo in centro. Era molto bella, o me la ricordo molto bella. Per anni, dopo che è stata chiusa, io la cercavo, e non trovandola credevo di aver sbagliato indirizzo, e non mi davo pace. Allora non credevo davvero che una cosa come una libreria potesse chiudere!
Il negozio era a due piani, e io correvo sempre al piano di sopra perché lì c'erano i miei due reparti preferiti: quello dei fumetti e la sezione esoterica. Fu lì che comprai quello che, credo ancora adesso, è uno dei migliori fumetti che siano mai stati scritti, e sicuramente il migliore scritto su personaggi Disney prima dell'acquisizione della MarvelThe Life and Times of Scrooge McDuck di Don Rosa. L'edizione di allora era quella di PaperDinastia. Ce l'ho ancora, tutta spiegazzata e bagnata (avevo l'abitudine di leggere i libri nella vasca da bagno), in un posto speciale della mia libreria. Questo nonostante io possegga altre due edizioni della saga: ed è l'unica cosa di cui colleziono edizioni diverse. A distanza di anni la so praticamente a memoria.
Sempre lì comprai anche il mio primo libro di magia: un grimorio Wicca, che appena fui cresciuto abbastanza da capirne qualcosa liquidai come una totale scemenza. Lo prestai a una ragazza con cui uscivo, e quando smettemmo di vederci lei non me lo restituì. Fa niente: presto spesso i libri che non mi piacciono alle ragazze che so che non vedrò più, sperando in quel modo di liberarmene. Ho fatto lo stesso con La solitudine dei numeri primi di Giordano, che è pura pornografia del dolore. E, scusatemi, quando leggo dei libri pornografici preferisco che siano pornografici perché parlano di ca**i e fiç@e.


TRE: LE MOLTE LIBRERIE DI LOANO
Quando frequentavo il secondo anno di Triennale andai per l'ultima volta al mare coi miei genitori. Andammo a Loano, in Liguria. Mia mamma conosceva la proprietaria di un albergo, che era la figlia di una sua amica, o forse era una collega del lavoro, chissà.
I membri della Confraternita, quando arrivano in un posto nuovo, la prima cosa che fanno è cercare dove siano le librerie. A Loano c'erano molte librerie, in una via parallela al lungomare piena di negozietti. Cinque mi pare. Per me era un sogno che diventava realtà: la miglior vacanza coi genitori della mia vita. Decisi, per non bruciarmele tutte subito, di dedicare a ognuna di loro un giorno diverso.
In quel periodo ero vagamente innamorato di una ragazza di origini sudamericane (e in parte turche e sarde), e profondamente innamorato di un autore sudamericano che aveva passato parte della sua giovinezza in Europa. Stavo scoprendo Borges, e in quella settimana rastrellai tutte le librerie alla ricerca delle sue fatiche: racconti, saggistica, poesia, andava tutto bene. Invece di studiare i tre voluminosi compendi di Psicologia del Lavoro (un esame che, infatti, passai per il rotto della cuffia), passai la vacanza a leggere Borges e a scrivere messaggi a quella ragazza su quanto fosse bello leggere Borges.
Mi piacerebbe tornarci, a Loano, e farmi di nuovo il giro di tutte le librerie. Spero che abbiano resistito fino ad oggi.


QUATTRO: UNA LIBRERIA A BORGOMANERO
Non vado spesso a Borgomanero, che è un centro di media importanza all'interno della provincia di Novara. Ci sono stato per un funerale, una visita parentale, e un corso per il Servizio Civile. Ogni volta che ci vado, però, mi allontano dalle persone con cui sono e mi rifugio (è una fermata d'obbligo) in questa libreria/cartoleria, due minuti a piedi dalla chiesa in piazza, e scartabello tra i volumi negli espositori girevoli sul marciapiede. Non è una grande libreria, ma se nella mia mente Loano è inscindibilmente legata a Borges, Borgomanero è legata a SalingerÈ qui, infatti, che ho comprato I nove racconti, Franny e Zooey e I Giovani. Scusate se è poco!


CINQUE: MELBOOKS (OGGI IBS) A NOVARA
È la mia libreria di riferimento in città. Quando devo far passare un po' di tempo a Novara mi ci fiondo immediatamente. Faccio un giro tra i classici della narrativa, la sezione fantasy, la poesia e la critica letteraria, i fumetti (ma lì non compro mai niente, perché i fumetti preferisco comprarli alla mia fumetteria di fiducia), e poi finalmente passo all'enorme - enorme! - sezione di titoli usati o fondi di magazzino scontati del 50%. Non so neanche dirvi quanti tesori abbia trovato lì. Salgo al secondo piano, mi siedo al tavolo delle consultazioni e mi guardo il panorama di C.so Italia sotto di me, sfoglio il giornale, o cerco di decidere quali, tra i dieci libri che ho preso dagli scaffali, valga la pena comprare quel giorno.
Ci sono altre librerie a Novara, ma la Melbooks (oggi IBS), anche se è probabilmente la più giovane, è la mia preferita .


BONUS: LA LIBRERIA DEI MIEI SOGNI
A volte, quando sogno, sogno una libreria. Vi si può accedere attraverso un passaggio segreto sulla parete di una scalinata foderata di velluto rosso. So che in quella libreria ci sono tutti i libri che sto cercando, e che non ho mai trovato. C'è un libro di incantesimi che funziona davvero, e che non leggerò, come faccio di solito, solo per curiosità intellettuale. C'è un libro di Borges che proprio non mi era riuscito di trovare, prima, in edizione italiana, e che cerco da quasi otto anni. Ci sono tutti i numeri di tutti i fumetti scritti dai miei autori preferiti.
Il sogno diventa presto un incubo, perché non riesco a trovare i volumi che sto cercando, o se riesco a trovarli non riesco a leggerli, o se riesco a leggerli, per qualche motivo, so che non posso comprarli. A volte capisco che si tratta di un sogno, e allora immagino che la libreria contenga tutto ciò che la mia mente sa o ha saputo, e mi metto a cercare un ricordo in particolare, qualcosa che ho perso ma vorrei ritrovare, qualcosa di importante per me.
Mi sveglio sempre troppo presto.



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