Nuovo linus (ovvero ritrovare i Peanuts)

Con un po' di ritardo ho recuperato il numero di maggio di linus, l'ultima fatica della Nave di Teseo, che non è molto ha acquistato - lei, che si è allontanata dalla grande oligarchia editoriale italiana, e che adesso ne sta fondando una nuova - la Baldini&Castoldi, editrice della storica rivista (dopo aver acquistato anche la Oblomov, ma non sono un editore di mestiere e non vorrei puntare il dito per nulla). Da appassionato di fumetti quale sono, nel corso degli anni ho sì frequentato linus, saltuariamente si capisce, così come ho frequentato Fumo di China e Scuola di Fumetto. Per un po' ho corteggiato l'idea di abbonarmici, ma la maggior parte delle strisce non mi interessavano, anzi, mi sembravano di cattiva qualità (potete dire quello che volete, a me Doonesbury lascia perplesso), e finivo per leggere solo gli articoli, alcuni buoni e altri meno, come in tutte le cose, ma c'era da aspettarsi di meglio dalla rivista illustrata più importante d'Italia.


Il linus dopo l'avvento del nuovo Direttore Editoriale, si anticipava, Igort. Un nome, e che nome, che risuona nel mondo del fumetto italiano. Questo linus sembra fatto apposta per appellarsi a un certo tipo di pubblico, non dirò comic chic, non dirò intellettualoidi, ma ecco, invece li dico. Non per forza in senso negativo, perché è evidente che tra questo pubblico ci sia anche io. La scommessa di Igort e dell'onnipotente - in campo editoriale, ecco - Elisabetta Sgarbi, che la si prende in giro ma il suo lavoro lo sa fare, e lo sa fare bene, per me è vinta. Complimenti a tutti. Hanno confezionato un numero come da anni lo cercavo, e par quasi che mi abbiano messo una microspia in casa per captare le mie conversazioni; o forse quello che chiedo io lo chiedono anche gli altri, e allora dovrò rassegnarmi all'idea che tanto unico non sono. Pazienza, anzi meglio così.
Prima cosa di cui è lecito parlare, i fumetti. Nella sua nuova veste, linus torna a ospitare i Peanuts delle prime strisce, dolcissime, e Calvin e Hobbes, benedetto sia nei secoli dei secoli, e già questo sarebbe bastato. Poi c'è Vaughn Bodé, e lì parte la lacrimuccia, per me che sono un ammiratore di Cheech Wizard e piange il cuore non trovarlo in Italia; e si passa così, con un niente, al bravissimo Seth e ai suoi diari a fumetti fatti coi timbri, che colpevolmente non conoscevo, e a Lyonel Feininger, e grazie Igort di avermeli fatti scoprire. Non mancano i nomi italiani - e come mi è piaciuto, non so neanche io perché, lo Skinny Cat di Fabio Viscogliosi, che però di italiano ha solo l'onomastico e i genitori, e voi direte che non è poco. Poi altri nomi stranieri, ma stavolta contemporanei. Qui il cuoricino è per la storia di Gabrielle Bell, SOS-Gatti (che c'avranno, tutti 'sti gatti). C'è anche la novità, il manga d'autore, e in anteprima europea, Tsuge Yoshiharu. Davvero non mi spiacerebbe che linus diventasse una vetrina per lavori nipponici di pregio, o persino altri da nipponici, sino-capolavori, o capolavori coreani, o capolavori thai, non so se esistono, scusate l'ignoranza.
Ci sono tre rubriche in questo linus. Son rubriche carucce di segnalazioni musicali, serietelevisiviesche e librarie. Balza all'occhio la mancanza di una rubrica sul cinema, una magari sulla museistica (ma chi ce l'ha?) e senz'altro una di fumettistica, a meno che non rientri già - la distinzione è in ogni caso accademica - in quella libraria. E poi non è detto che non appaiano in seguito, coi prossimi numeri.
Per il versante propriamente lettarario Igort dà alle stampe un articolo, à la Dizionario Filosofico, di Houellebecq, di cui io non sono un gran fan, ma è comunque una firma che pesa, eccome se pesa, oggigiorno; a cui si aggiunga un - piuttosto breve e un po' deludente - approfondimento sulla Fantascienza (la firma è di Sergio Brancato). Non ho capito, e temo di no, ma spero che quest'ultima sia solo un'introduzione per un lavoro più di fino, da portare avanti nei prossimi numeri.
A parte questo, la grafica di Sara Fabbri, un po' rétro e un po' barocca, col suo affaccendarsi di riquadri, insomma da rivista di classe, rende più piacevole la lettura, e farà dire ai vostri vicini di metro "Uh, chissà che pagine impegnate sta leggendo questo ragazzetto qui".



Il linus di maggio si chiude con una selezione? una ristampa integrale? di una rivista illustrata che si chiama Resist!. Numero d'apertura, virtuosamente femminista, ha accolto con sdegno l'elezione di Trump. linus la pubblica non dico fuori tempo massimo, perché è passato più di un anno e queste sono reazioni a caldo, ma comunque con un effetto un po' straniante, perché il tempo sì è passato e alcune cose vanno peggio, altre vanno meglio, non per fare il qualunquista ma non mi sembra molto diverso da quanto è successo con qualunque altro presidente prima d'adesso. Comunque è bello avercelo, da archivio storico (e le penne qui sono di prim'ordine: Emil Ferris, Art Spiegelman, Daniel Clowes...).
Insomma, questo linus a me è piaciuto, è piaciuto parecchio, e vorrei si capisse dalla distribuzione di nomi e complimenti nel post. Il prossimo numero lo si compra, come non lo si compra, e anzi torno a pensare ad abbonarmi, perché l'idea di averci una rivista direttamente a casa, che mi informa di questo, di quello, che mi seleziona i fumetti e son pure fumetti buoni, a me che sono - e mi vergogno - comic chic e anche un po' intellettualoide, stuzzica, me la leggo a colazione, scendo le scale con un linus sotto il braccio, e son soddisfatto del mio caffellatte.

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