E se fosse una persona?

Ogni volta che si parla di uno stupro, di una violenza, di una generica ingiustizia a impronta sessista, escono sempre fuori, da esperti o meno, frasi come: "E se fosse tua madre?", "E se fosse tua figlia?", "E se fosse tua sorella?" Mi sembra di ricordare una campagna pubblicitaria che avesse uno slogan del genere, anche se al momento non riesco a rintracciarla su internet. Ecco, questo maldestro tentativo di umanizzare la vittima mi lascia un po' perplesso. Non basta esistere perché una donna abbia dignità di persona: bisogna che sia tua parente, altrimenti non conta. Che logica da tribù, anzi che logica da clan. Poi capisco che serva a spingere qualche troglodita a empatizzare con le donne, ad avvicinare il generico "donne" alle donne che lui conosce come individui, che sono della  sua famiglia, che è quindi spinto a proteggere (perché, in un certo senso, sono di sua proprietà), ma è desolante che si debba ricorrere a trucchetti che fanno appello a sentimenti tanto meschini per asserire qualcosa che dovrebbe - dovrebbe! - essere un pensiero già dato: che donne e uomini hanno pari dignità. E a dirla tutta dubito che, sul lungo periodo, questa logica del "donna mia, donna tua" abbia un impatto positivo. Si limita solo a rinforzare il ruolo subalterno e bisognoso di protezione della donna, e non a riconoscerla come persona.

Qui però condivido la scelta: un fascista bisogna aiutarlo, a considerare le donne esseri umani... anche se trattarle come oggetti di proprietà patria avrebbe sortito lo stesso effetto. Anzi, forse è proprio questa la ratio.

Quindi, la prossima volta che state per dire "E se fosse tua sorella?", pensateci un attimo. Io questo articolo lo stavo per intitolare "E SE FOSSE L'ANIMA DE LI MORTACCI TUA?", poi ho voluto puntare su qualcosa di meno sensazionalistico. Voi ripetetelo come mantra.
E se fosse... una persona?

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