Sessualità femminile nelle teorie di fine Ottocento (ovvero: un retaggio da cui ancora non ci siamo allontanati)
In una serie di opere pubblicate alla fine dell'Ottocento (tra cui particolarmente importanti Psycopathia Sexualis , di Richard von Kraft-Ebing, del 1886; o La donna delinquente, la prostituta e la donna normale , pubblicato nel 1893 e scritto da Cesare Lombroso e Guglielmo Ferrero) prende forma una doppia immagine della sessualità, e in particolare di quella femminile. Kraft-Ebing ritiene che le donne siano caratterizzate da una sostanziale passività sessuale, che ne fa dei puri oggetti del desiderio maschile: la regola che vuole sia il maschio a corteggiare la donna diventa per il medico tedesco espressione di una realtà propria della psiche maschile (attiva) e femminile (passiva); quindi ogni donna che viva in modo più libero e autonomo la propria sessualità, o che magari sia la prima a fare avances all'uomo, viene da lui considerata una "anormale", meritevole di cure psichiatriche e, se la sua "incontrollata sessualità" la spinge a comportamenti estremi