Manifesto della psicoantropologia...

... o dell'antropopsicologia?
Ebbi modo, qualche tempo fa, di scrivere sul blog a proposito della psicologia e dell'antropologia:
Se dovessi distinguere il campo d'indagine di queste due discipline, purtroppo studiate separatamente, direi che se l'antropologia studia cosa sia l'umanità, allora la psicologia studia cosa sia l'uomo.
Ecco, voglio seguire questo mio pensiero. La psicologia si occupa di studiare l'individuo, o le relazioni affettive o sociali instauratesi tra gli individui*; l'antropologia (quella che qui io intendo per "antropologia" non è, limitatamente, l'antropologia di stampo medico. Piuttosto sono le scienze demo-etno-antropologiche) si occupa dei gruppi di individui in quanto manifestazioni - la definizione è coraggiosa, e temo debole - dell'umanità. Ho già detto che brutta abitudine sia studiare indipendentemente queste discipline, quando esse sono invece così legate, come di certo chiunque può rendersi conto.
La divisione non è e comunque non poteva essere assoluta, per fortuna. Ricordo ad esempio di aver studiato il lavoro di antropologi sia durante l'esame di Filosofia della Mente, Logica e Lingue Naturali, sia durante l'esame di Psicologia Sociale (e l'Adolescenza in Samoa, di Margaret Mead, rimane uno dei miei libri di testo preferiti del percorso triennale). Tuttavia esami di antropologia vera e propria non li ho mai sostenuti, e sospetto che, allo stesso modo, in un Corso di Laurea in Antropologia non siano contemplati esami di psicologia. Lo stesso si può dire della sociologia, se vogliamo, una disciplina che ha avuto origine nel Settecento, e che quindi può vantare origini più antiche della psicologia moderna (la psicologia è una scienza bambina: la sua nascita si fa tradizionalmente coincidere con la fondazione, da parte di Wundt, di un laboratorio di psicologia sperimentale a Lipsia in quel fatidico 1879), ma che è fin troppo spesso tenuta ai margini del percorso accademico di uno studente di psicologia o di antropologia. Esistono sì degli esami in questa disciplina, ma solitamente non più di uno per Corso di Laurea.
Il problema di questa divisione innaturale - naturalmente - ha radici profonde in tutte e tre le discipline. Io intanto posso parlare per la mia. È noto che Freud, che per quanto possa sembrare strano, visto da fuori, fu senz'altro figlio di quel positivismo ottocentesco che vedeva nell'individualismo la strada da percorrere per la realizzazione dell'uomo e del potenziale umano, divise concettualmente individuo e società, e fondò gran parte della sua opera mettendo, abbastanza poco sorprendentemente, queste due istanze in contrapposizione. L'ho detta in breve, e priva di qualunque sfumatura: ma questo, stringi stringi, è un concetto radicato all'interno di tutto il pensiero psicologico.
Questa idea è assurda, e mi affido alle parole di Edward Carr (Sei lezioni sulla storia) per dimostrarlo:
C'è chi distingue la psicologia, scienza dell'individuo, dalla sociologia, scienza della società, e si è definito "psicologismo" la concezione secondo cui tutti i problemi sociali sarebbero riconducibili, in definitiva, all'analisi del comportamento individuale. Ma lo psicologo che evitasse di studiare il contesto sociale [e, aggiungo io, antropologico] in cui l'individuo vive, non potrebbe andare molto lontano.

Lo scisma tra psicologia e antropologia (e sociologia, sebbene questa venga più frequentemente assorbita nel corso di studi) viene in qualche modo risanato all'arrivo, se mai ci si arriva, delle scuole di specializzazione in psicoterapia. Alcune, come il Centro Studi Sagara, mi pare facciano dell'incontro tra queste due discipline uno dei cuori del proprio programma didattico e umano. Ma la scuola di psicoterapia è già uno step tardo. In futuro, e lo dico così, dal basso, senza avere credenziali, penso sia necessario una maggiore presenza dell'antropologia in un corso di laurea di psicologia, triennale o magistrale. Anzi, penso sia auspicabile la fondazione di un Corso di Laurea Integrato, che purtroppo sarà complessissimo, che riesca a coniugare i due corsi di Psicologia e di Antropologia in una visione necessariamente comprensiva.



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* Questa definizione basta, come si vedrà, per i fini del mio articolo, anche per designare quelle correnti psicologiche più comprensive come la Scuola Sistemico-Relazionale.

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