C'era una volta un blog - Ebbene sì, ho scritto un libro


Dal titolo di questo post avrete già capito tutto, ma lasciatemi fare il mio giro di parole, che son contento ^___^
Eccoci. Lo scrittore è una persona che si guadagna da vivere (o ripaga una percentuale del costo totale della sua vita, mese per mese) con la propria scrittura. Questo in senso stretto. In senso lato lo scrittore è chiunque scriva: è una parola come tante per indicare agenticità. Noi però non faremo i sofisti e ci atterremo alla prima definizione, quella per cui io non sono uno scrittore... ma vorrei esserlo. Credo sia un sogno abbastanza diffuso tra i blogger e, mi pare, tra gli italiani in generale. Vorrei poter pubblicare i miei libri, farmi leggere da molte persone e guadagnare proporzionalmente al mio talento. Che sarà poco, ma non è questo il punto.
Il punto è che un paio di settimane fa ho finito la prima stesura del mio romanzo.
"Be', grazie per avercelo detto".
Non c'è di che.
"E di cosa parlerebbe?"
Cosa?
"Il tuo romanzo".
Ah. Quello.
Provo a spiegarvelo.
Tra di noi, io e i miei amici lo abbiamo intitolato Galvano e le botte, nome che ne riassume abbastanza chiaramente il contenuto; ma in realtà il titolo, nella mia testa, è Il Cavaliere Verde e Sir Galvano. La trama, o meglio la cornice, me l'ha ispirata una storia abbastanza famosa del XIV secolo, che si chiama Sir Gawain e il Cavaliere Verde. A casa ho l'edizione curata da Tolkien che credo possiate trovare in libreria, se per caso foste curiosi.
In breve. Un guerriero misterioso e in tinta unita, il Cavaliere Verde del titolo, sfida Galvano - italianizzazione di Gawain - e gli altri Cavalieri della Tavola Rotonda al gioco delle decapitazioni. Un passatempo curiosamente popolare all'epoca, a dar retta ai romanzi del Ciclo Bretone. Galvano, uno dei migliori guerrieri d'Europa, decapita il Cavaliere Verde; ma quello, come se niente fosse, raccoglie la sua testa e se la caccia sulle spalle, con quella trascuratezza un po' hispter da "Io mi riattaccavo la testa before it was cool". Galvano si trova in una situazione delicata: è vincolato dalla sua parola a presentarsi al Cavaliere entro un anno per essere decapitato a sua volta. Nell'originale, Galvano passa l'anno a Camelot a gozzovigliare - chiamalo scemo; io invece ho immaginato che fosse partito in cerca di avventure, quelle giuste per riempirci un anno.
Questa è l'Idea.
"E questa è l'immensità del razzo che ce ne frega".
Come?
"No, dicevamo... GENIO!"


Ah... grazie ^___^
"Ma perché hai scelto proprio questa storia?"
Per vari motivi. Credo mi piacciano le storie dei Cavalieri della Tavola Rotonda per lo stesso motivo per cui mi piacciono i fumetti di supereoi: perché sono fantasiose, regalano sense of wonder a badilate e perché parlano di persone che sacrificano tutto, comprese loro stesse, per perseguire quello che ritengono sia un bene superiore (che sia la giustizia o la pietà o la carità o quello che volete). Tenete a mente queste cose, e poi ditemi voi se esiste qualcosa di meglio di cui scrivere! Sempre meglio del solito romanzo intimista, o della saga familiare ambientata in provincia di Viterbo, o della magnificazione letteraria del personaggio-scrittore. Sembrano questi, infatti, i veri pilastri della narrativa italiana moderna.

...

Credo che il mio romanzo, Galvano, sia abbastanza buono. Ho iniziato (e finito) molti lavori prima di rendermi conto che non erano né buoni né leggibili, non c'è da vergognarsi - l'importante è capirlo prima. Non lui. Ridendo e scherzando sono dieci anni che scrivo narrativa, dai miei primi tentativi adolescenziali a oggi: insomma, a questa competenza, a queste capacità (che possono essere modestissime, per carità, non sto a metterlo in dubbio) ci sono arrivato lavorando sodo. Chi ha fatto il mio stesso percorso capirà quello che sto dicendo. 

...

"Tutto bello eh, grazie ancora per averci resi partecipi, ma adesso proverai a pubblicare il tuo romanzo?"
Certo. Dopo un periodo di riletture (che sarà abbastanza lungo, perché l'Esame di Stato mi mangia tutto il tempo) lo invierò ad alcune Case Editrici, e, se quelle mi rifiuteranno - o, meglio, se non mi risponderanno -, lo invierò ad altre ancora e così via, nella speranza che prima o poi qualcuno me lo prenda. Non lo manderà a tutte le Case Editrici d'Italia perché, se deve essere pubblicato, che almeno sia pubblicato alle mie condizioni U__U
Zompando dall'altra parte della barricata, quando ci penso ho la visione di Dave Sim che mi dice di provare ad autopubblicarmi, che mi consiglia di diventare uno scrittore indie e smetterla di alimentare quella carcassa putrescente che è il sistema editoriale tradizionale. 
Parole dure. Parole canadesi. Di Dave, non mie.
Per ora sono ancora indeciso. L'unica cosa di cui sono certo è che spero di diventare, presto o tardi, uno scrittore che rispetti la definizione di cui a inizio post. Un uomo può sempre sognare, no?


(Stay tuned for altri aggiornamenti sul mio romanzo.)

(E se volete dirmi qualcosa in proposito, lo spazio commenti qui sotto è buono come qualunque altro posto.)


Commenti

  1. Io sono d'accordo con Da e Sim. :)
    Però devi farti editare il romanzo, trovare dei beta lettori, un grafico per la copertina.

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    Risposte
    1. Grazie Kara! Hai ragione. Beta lettori, alla fine del percorso, dovrei averne avuti circa sette. Il vero problema saranno l'editor e il grafico :(

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    2. Io posso suggerirti dei nomi. Anzi, lo faccio nel gruppo così possono intervenire.

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    3. Grazie! Che cercare su internet, alla cieca, uno non sa mai se fidarsi o meno delle referenze

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