Francesca Dozio, o della fotografia
Siamo arrivati al
terzo appuntamento con le interviste psicologiche (potete cliccare qui per leggere le precedenti), la rubrica in cui cerchiamo di trovare un punto
d'incontro tra il mondo dell'arte, nelle sue più svariate forme, e quello della psicologia...
attraverso le parole di chi quotidianamente vive questa doppia cittadinanza. Oggi dialogheremo insieme alla Dott.ssa Francesca Dozio, fotografa e laureata in Comunicazione e Psicologia.
In fondo all'articolo tutti i link utili.
In fondo all'articolo tutti i link utili.
[Le
immagini riprodotte in questo articolo sono di esclusiva proprietà di Francesca Dozio,
che ha concesso al nostro blog di utilizzarle. Non sono riproducibili in alcun modo, salvo previa autorizzazione dell'artista.]
Titolo: TERRA, qui presentata in anteprima Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Vorrei
chiederti innanzitutto come hai cominciato. Quanti anni avevi e cosa ti ha
spinta a dedicarti alla fotografia.
Ho iniziato qualche anno fa, anzi, ormai un
po' di più, a scattare le prime fotografie - orribili -, con la pretesa di non
utilizzare mai programmi di post produzione. Un'idea che poi ho fortunatamente abbandonato. Era il
2007, avevo 17 anni e scattavo un po' ovunque,
a qualunque cosa, nel tentativo di comunicare le mie sensazioni. Proprio questo mi ha spinta a
fotografare: il voler trasmettere qualcosa, senza
doverlo spiegare. La passione me l'ha trasmessa papà. Mi sono innamorata di questa
forma d'arte quando ho visto le fotografie
che aveva scattato in Cina, durante il viaggio di nozze. Mi sono state di grande aiuto.
Se puoi,
prova a fornirci un breve riassunto della tua carriera nel mondo della fotografia. Le pubblicazioni, le mostre a cui hai partecipato...
Non parlerei di carriera, ma piuttosto di
crescita personale e di scoperta di questo mondo affascinante e pieno di
sorprese. Inizialmente, proprio agli albori, tenevo un blog su Fotolog.
Pensarci adesso mi fa un po' sorridere. Erano più che altro ricordi, scatti
rubati a scuola, un po' troppo infantili. Poi sono passata alle pubblicazioni
su Deviantart. Raccoglievo qualche
consenso e mi sentivo un po' più brava, un po' cresciuta. Ho poi creato la mia
pagina Behance, con la possibilità di
pubblicare progetti interi. Infine è arrivato Phos, un gruppo di appassionati di fotografia dell'Università degli Studi di Milano Bicocca. Con loro ho potuto partecipare a un'esposizione di fotografie in bianco
e nero, a tema libero. È stato interessante capire come le persone vedano la
mia fotografia, parlare con loro di ciò che le mie esposizioni trasmettono. Ho
infine ottenuto due pubblicazioni su Vogue online e una pubblicazione nella Canon Top Selection
tramite la pagina Canon Club Italia su Facebook. Continuo a scattare,
avvicinandomi sempre di più alla ritrattistica, che amo particolarmente.
Titolo: BIANCONIGLIO - RIVISITAZIONE Clicca sull'immagine per ingrandirla |
Molte
persone, quando sentono parlare di fotografia, si stringono nelle spalle e
bofonchiano che non è e non potrà mai essere una forma d'arte. In effetti mi pare che esista un nutrito gruppo di profani, appassionati ma dotati di scarse competenze in materia, che con la loro faciloneria rovinano la reputazione di tutta
la categoria. La fotografia passa quindi per "qualcosa che chiunque può
fare, avendo una macchina fotografica". Ti chiedo di spiegare a queste persone come e perché avrebbero torto... per
quanto riguarda la fotografia, almeno!
Amo
la fotografia, ma ancora non credo di potermi definire una fotografa vera e
propria... sebbene abbia letto molti libri in merito, abbia sperimentato la
postproduzione e mi sia impegnata nella realizzazione di fotografie per un
calendario maschile. Penso che il vero fotografo si distingua dall'amatore per molte
ragioni. Innanzitutto bisogna mettersi dalla parte della macchina fotografica:
quanti appassionati sanno quante ore si debbano trascorrere stando
completamente fermi, solo per riuscire a cogliere il momento in cui un
pettirosso spicca il volo? E farlo senza avere effetti di mosso, di micromosso,
oppure ancora rendendo i colori al massimo, avendo la luce giusta. Mi verrà
detto che certe cose si possono sistemare utilizzando i programmi di modifica
immagini, di postproduzione, come si diceva prima. Lasciami dire che non è del
tutto vero. Le fotografie migliori sono quelle in cui la luce è naturale e
tutto risalta nel suo essere reale. Chi non sa usare la post, tra l'altro,
rischia solo di peggiorare la composizione. Sono convinta che un vero fotografo
sia colui che si sacrifica per scattare la sua fotografia. Lo vedi
completamente bardato in mezzo alla neve per trovare una volpe, lo vedi
sdraiato per terra, arrampicato sugli alberi, con i piedi nell'acqua, a testa
in giù... Se non si è disposti a questo, si è e si resta degli amatori. Non si
fa fotografia, si scatta così, tanto per. Amo da sempre anche la scrittura e
più volte ho provato a cimentarmi con essa, ma senza grandi successi. Suppongo
che la cosa migliore sia essere autocritici e sinceri con se stessi: c'è un
motivo se i professionisti sono professionisti e passano la vita dedicandosi a
progetti legati al proprio mestiere (che in questi casi penso sia anche la loro
passione). Gli amatori si dilettano, ne fanno un hobby, i professionisti ne
fanno una professione. È diverso. Dobbiamo solo ammetterlo e decidere cosa
vogliamo fare delle nostre passioni. Per diventare davvero bravi, dobbiamo
dedicarci a esse anima e corpo, lasciarci riempire e travolgere da loro.
Nell'immagine riprodotta qui sopra, una foto dell''artista |
I tuoi studi di psicologia hanno influenzato il tuo approccio alla fotografia?
Questa risposta mi viene facile:
assolutamente sì! Sono sempre alla base dei miei scatti, ritratti in
particolare. Una fotografia deve trasmettermi una prima sensazione superficiale
e una seconda sensazione, più vicina a un'emozione, in un secondo momento, quando
la guardo meglio, quando ne noto i dettagli. Cerco sempre di emozionarmi io in primis mentre scatto. Penso che la
psicologia mi influenzi anche in modo opposto: quando guardo le persone o i
luoghi che fotografo, cerco sempre di cogliere la loro essenza, di dare un
senso a ciò che cercano di dirmi. Mi piace che si possa vedere l'anima di
persone e luoghi. Un mio progetto futuro riguarderà proprio le emozioni.
C'è
qualcosa che vorresti dire agli aspiranti fotografi che ci stanno leggendo? E
agli aspiranti psicologi?
Agli aspiranti fotografi suggerisco di
stupirsi, di non cercare le fotografie più complesse, gli oggetti più rari, ma
di immortalare momenti preziosi, spontanei e immediati. La semplicità è ciò che
più passa, nella fotografia: le situazioni spontanee, la sincerità e la realtà ritratta
per quella che è. C'è tanta bellezza intorno a noi, e non serve complicare le
cose. Nella psicologia, invece, lasciami dire che il segreto è ascoltare.
Aprite le orecchie e gli occhi, chiudete la bocca, prendete tutto ciò che il
mondo e le persone hanno da offrirvi. Insomma, alla fine il segreto è uno solo per entrambe: ascoltare con le orecchie, ma soprattutto
con il cuore.
...
Se l'intervista vi è piaciuta e le foto pure, vorrete
probabilmente visitare la pagina Facebook dell'artista, Ludmilla's Way - Francesca Dozio Photos, e la sua pagina Bēhance, di cui abbiamo parlato
nel corso dell'articolo. Se volete comunicare con lei potete farlo attraverso uno di quei link oppure qui sotto, come commento a questo post. Per il resto, per nuove
interviste o altri sfolgoranti articoli, continuate a seguire Psicologia e
Scrittura.
Leggere questa intervista mi ha molto incuriosito, visiterò sicuramente la pagina fb e behance per conoscere meglio questa artista emergente e sicuramente dotata.
RispondiEliminaGrazie, alessandra! Anche a nome dell'artista :)
Elimina